Dirigenti dell'Associazione Lo Specchio di Alice

“Lo Specchio di Alice”
Movimento Letterario-Artistico Internazionale "UniDi
versità"
Sede Sociale: presso Presidente
Dott.ssa Giuseppina Rossitto
Via Bellinzona 34
40135 Bologna
Codice Fisc. 91173810374

e mail: giuseppina.rossitto@gmail.com
e mail: rossitto.direttorequaderni@gmail.com

Presidente: Dr.ssa Giuseppina Rossitto
Vice-Presidente: Dr. Wilko Mattia Artale
Segretario: Dott.ssa Mirna Magnani
Consigliere: Prof.Federico Palmonari
Consigliere: Prof. Angelo Fortuna

Lo Specchio di Alice

Movimento Letterario-Artistico Internazionale "UniDiversità" - APS

Associazione culturale di promozione sociale fondata nel 1998 a Bologna. Obiettivo dell’associazione è valorizzare le diversità di pensiero in momenti creativi unitari. Gli strumenti attraverso cui opera sono: I cenacoli di scrittura collettiva, narrativa e poetica, laboratori di idee che si concretizzano nella pubblicazione di romanzi collettivi; la Rivista bimestrale Quaderni-Incontri per Riflettere, che favorisce il confronto di scrittori, poeti, pittori, fotografi, musicisti e autori creativi di tutte le arti, che vogliono dare un contributo alla riflessione su temi di interesse individuale e sociale. Numerose sono le conferenze, i convegni e le presentazioni di libri di soci. La qualità di socio si acquista con il tesseramento e la partecipazione attiva alle iniziative di sperimentazione narrativa, poetica e pittorica. Le attività culturali sono gestite in regime no profit. La sede dei cenacoli è a Bologna.

Blog: http:// movimentoletterariounidiversita.blogspot.com

Per informazioni: Presidente: Dr.ssa Giuseppina Rossitto

- cell. 349 4969393 tel. 051 6447608 (ore serali)

e-mail: giuseppina.rossitto@gmail.com

RIVISTA QUADERNI ORGANO DELL'ASSOCIAZIONE

DIRETTORE EDITORIALE

DR.SSA GIUSEPPINA ROSSITTO

ROMANZI COLLETTIVI

CURATRICE

DR.SSA GIUSEPPINA ROSSITTO


sabato 26 gennaio 2013

IL MOVIMENTO LETTERARIO UniDiversi

Inaugura i nuovi cenacoli del 2013
finalizzati a un nuovo progetto
POEMA
ROMANZO COLLETTIVO

Sono aperte le selezioni di
scrittori, poeti, pittori, autori creativi
in ambito nazionale e internazionale

per contatti
giuseppina.rossitto@gmail.com
vedi anche profilo facebook
Giuseppina Rossitto
Presidente e Curatrice




















Programma culturale gennaio-giugno 2013



lunedì 21 gennaio 2013




 MOVIMENTO LETTERARIO UniDiversi
Associazione Culturale Lo Specchio di Alice
Bologna

PRESENTAZIONE DEL ROMANZO COLLETTIVO

GIUSEPPINA ROSSITTO
e 30 AUTORI
Fra le alture e i dirupi, noi

Bologna, 19/1/2013

Introduce
dott.ssa GIOVANNA FONTI
per Armonie e co-autore del Romanzo
Conoscere l’Associazione Armonie e l’impegno per le donne

Presenta
dott.ssa GIUSEPPINA ROSSITTO
Presidente del Movimento Letterario UniDiversità
Associazione Lo Specchio di Alice
Autrice e curatrice del romanzo

Intervento critico
prof. ANTONIO FAETI
(critico letterario)

LEGGONO PASSI DEL LIBRO:

Giuseppina Rossitto
Stefania Ferrini
Mirna Magnani


PRESENTAZIONE DEL MOVIMENTO LETTERARIO UniDiversi

 Giuseppina Rossitto Presidente del Movimento Letterario UniDiversità e Antonio Faeti, Critico Letterario


Intervento della curatrice: Giuseppina Rossitto

Scrivere un libro è un’avventura avvincente da secoli. Lo si può fare avvalendosi della scienza o della coscienza, o di entrambe al contempo.
L’odierna società civile vede un acculturamento elevato e la scrittura funziona non solo quale strumento attraverso il quale apprendere, ma anche come strumento per esprimere idee, pensieri, emozioni, tendenze.
Sono state superate anche le barriere anagrafiche: può scrivere un libro un giovane diciottenne; può scrivere un libro una persona pensionata, un modo intelligente per occupare il tanto tempo o per lasciare una testimonianza; può scrivere un libro una casalinga che ha imparato a legare l’immagine di una pietanza alla sua ricetta. Quanti esempi si possono fare… Il fatto è che la carta stampata – di cui si decanta da tempo la fine – mai come in questi anni, nell’era del web, ha trovato largo uso, sostituendo, in un certo qual senso, la documentazione fotografica su carta impregnata e le lettere su carta profumata, che i nostri nonni e genitori archiviavano negli album fotografici di famiglia e nei cassetti legati da nastri colorati.
Ben vengano dunque queste espressioni di gioia o, a volte, di dolore, di vita vissuta: semplici o altolocate biografie, sentimenti di pace e di guerra, momenti da ricordare, infanzie da tramutare in favole per i nipotini, novelle di un tempo paesano perduto e da tramandare. Tutti preziosi documenti per chi vuole studiare percorsi evolutivi umani. Ricordo i sociologi americani del secolo scorso che studiavano i flussi migratori provenienti dall’est europeo attraverso le lettere inviate e ricevute dagli emigranti. Poche parole, scritte per lo più da individui analfabeti, dai quali era possibile studiare gli equilibri interni alla famiglia di origine e i sentimenti espressi e prevalenti.
Difficilmente tuttavia questa documentazione può arrivare a un pubblico vasto.

Fra questo microcosmo di “scrittori per caso” e i “veri scrittori”, quelli che tali sono dichiarati al fisco e che ricevono compensi professional-commerciali da editori, vi è un altro mondo, vasto e variegato, di persone che hanno requisiti, competenze, entusiasmo, estro, abilità organizzative tali che non sfruttarle sarebbe un vero peccato individuale e sociale.
Io penso che dentro questo mondo mediano debbano nascere manifestazioni collettive che favoriscano l’originalità, le competenze e la divulgazione.

E allora, voglio dire qualcosa agli autori che collaborano con me nella edificazione del Movimento Letterario UniDiversi che non è più un sogno, ma il progetto di una dimensione comune, in stato di avanzamento lavori.
È per la realizzazione di un progetto che cerco complicità e collaborazione a tutti i livelli, c’è spazio per tutti. Aggiungerei che parlo di un progetto sempre sperimentale.

Cos’è un movimento o corrente letteraria, o cenacolo?
È una tendenza, riconducibile alla poetica, allo stile, ai contenuti che influisce sugli scrittori del tempo in cui si sviluppa. Alcune sono vere e proprie scuole o movimenti di avanguardia in cui gli autori stessi si riconoscono, altre sono state individuate e definite a posteriori dagli studiosi e dai compilatori d’antologie.

 Con il termine ampio di movimento si individua in sociologia un’entità collettiva con una certa strutturazione organizzativa, che si identifica per le finalità espresse dagli aderenti.
 
Quali sono gli elementi distintivi?

1) All’interno del gruppo le relazioni sociali si caratterizzano per il senso cooperativo, per il coinvolgimento e la carica emotiva.

2) Più in generale, i movimenti si fanno portavoce di esigenze di cambiamento, rinnovamento, difesa, protesta. L’azione non è rivolta solo all’interno dei membri, ma necessitano anche iniziative esterne all’istituzione. Essi sono perciò soggetti promotori di politiche socio culturali. Tradizionalmente hanno una leadership di istruzione alta, per dare contenuto e importanza alle questioni affrontate.

3) Altro elemento identificativo di un movimento letterario è il disegno progettuale che esprime il cambiamento di cui si fa portatore e propugnatore attraverso una organizzazione che garantisce continuità. Ecco perché occorre l’adesione attraverso il tesseramento, la partecipazione, sì, volontaria ma sulla quale il movimento deve poter contare per la continuità.

La strada della nostra esplorazione e davanti e dietro di noi. Quando dico noi, intendo gli oltre 1300 soci che sono passati da Lo Specchio di Alice e, al loro interno, il core, ovvero quei soci che negli ultimi quindici anni hanno scritto senza soluzione di continuità, prima con la Collana La mia voce da grande, poi con la Rivista Quaderni e la Collana Wiola, che dirigo e curo con passione.

4) Il motto che individua il nostro Movimento è l’UniDiversità.

5) Il disegno progettuale è il Romanzo Collettivo e la scrittura legata agli Incontri per Riflettere.
Le altre espressioni artistiche fanno da corredo alla nostra poetica e narrativa.

Quello che voglio ribadire agli autori del romanzo appena uscito dalle stampe e ai nuovi che parteciperanno ai prossimi progetti collettivi è:
bisogna crederci e adopera tersi per dare il meglio dell’impegno, qualunque sia il punto di partenza che invoglia a riempiere di inchiostro nero il foglio bianco.

In questi otto anni non nego il mio intento di influenzare gli autori che hanno collaborato verso un tipo di scrittura riflessiva, volta all’esplorazione dell’animo umano e del sociale. Devo dire grazie per quanto è stato prodotto, perché è stato uno sforzo per tutti, ma anche un arricchimento. Un giorno forse scriverò di questo esperimento, sociologico e letterario, e sarà sorprendente scoprire quanto autori e personaggi si somiglino. Non mi riferisco ai profili autobiografici, a volte presenti a volte no, ma al modo di partecipare all’opera editoriale, attraverso le parole messe in bocca ai personaggi. Personaggi che prendono vita e ci sostituiscono come controfigure, di cui stranamente non mantengono l’aspetto esteriore, ma l’animo e il modo di pensare.
    



Ho scelto due percorsi fra i tanti all’interno del romanzo:

1) Il percorso poetico di Talìa;
2) un percorso di sentimenti amorosi di cui si fanno portatori i nostri personaggi.

Il percorso poetico di Talìa
 
ROSSITTO  

Disseminato, dentro le pagine del romanzo, vi è un percorso poetico attraverso il quale Talìa fissa le tappe del viaggio immaginario fra le alture e i dirupi della vita.
Non percorre le vie del passato, l’ieri, per fortuna, scorre lesto. Nella dimensione del presente vi è la consapevolezza della precarietà. - data sono in prestito alla vita - È al futuro, perciò, che guarda, benché in esso risieda la fine di ogni cosa - nel domani, lo so, mi perderò/ eppure della sua attesa io vivo.

Il futuro è tutto da costruire. Una buona dose di volontà e d’incoscienza e altrettanta di fortuna sono gli ingredienti principali delle future costruzioni. I momenti di coscienza, di pensiero e di ponderazione alimentano invece quel senso di inadeguatezza piena rispetto alla vita.
Talìa, come qualunque essere umano, ha la consapevolezza che la vita, in fin dei conti, non è che un continuo scorrere, un perdersi; eppure il desiderio di vivere avvampa..., eccita fino al punto di desiderare di perdersi con tutti i suoi detriti nell’immenso mare, sebbene quest’ultimo a volte duro ti scarta poi con la risacca.

Data in prestito alla vita
Nel domani, lo so, mi perderò,
eppure della sua attesa io vivo,
riversa vado oltre l’ora buona.

Ieri e l’oggi scorrono lesti,
non tanto da non lasciare effetti
sul pensiero che vive in agonia.

Data sono in prestito alla vita,
alla sedia, al tavolo, alle persone
che, poche, battono alla porta.

Vorrei rimuovere le travi tarlate,
far crollare l’incerta armatura,
avviare una nuova costruzione.

L’ardire rimane come rappreso
nell’elevato intestino bianco e grigio,
nutrendosi d’avventura e di ventura.

Due vesti cadenzano il mio tempo,
mai ne sgravo le vizze membra
denudandomi del greve e del sottile.

Un senso di inadeguatezza piena
in coscienza mi avventa e riassale
perché ancora pondero, so pensare.

Avvampa fra le gambe l’acre sacca,
voglia ha di erompere alla foce,
perdersi con tutti i suoi detriti,

molate pietruzze e pagliuzze d’oro,
ché il mare tutto accoglie, nulla rifiuta
né scoli, né fiumane, né vita umana.

T’accoglie come madre a braccia aperte,
come matrigna si nutre del desiderio,
duro ti scarta poi con la risacca. (G. Rossitto)

E allora Talìa invita ad inseguire i sogni, ad allontanarsi da tutto quello che è abituale, che si custodisce e ci custodisce in salamoia: si smarrisce la mente,/ nel sogno di ogni notte bugiarda… Scorrono immagini sovraffollate, mentre quello che più si desidera è la riflessione in solitudine, fra le piccole e grandi cose che ci circondano e che difficilmente si apprezzano.
Nella dipartita s’incendia la mente e il corpo di calore. Un desiderio di lasciarsi andare, di smarrire il senno invade la mente, perché possa staccarsi più facilmente dalle cose che ci circondano, in primo luogo le case, i cui sapori, voci e odori ci inseguono ovunque andiamo.
Altre case e voci e odori si incontreranno lungo il viaggio, ma chissà se saranno aperte, conosciute e se ci sforzeremo abbastanza per facilitarne la conoscenza. Questa è la vera sfida del viaggio: la conoscenza dell’umano.

Le mura si perdono

L’incontro con le mura che si perdono,
intima riflessione su verità cristalline
che ravvivano le piccole e grandi scatole
per la custodia in salamoia degli umani.

Il vetro su cui batto il capo amplifica, poi...
le voci si perdono ma non veloci, né veloci
si perdono gli odori di scantinati, il tanfo
di cantine, il profumo di latte dei neonati.

Li sento con il pensiero non coi sensi,
ché né da porte, scale o scuri spalancati,
possono giungermi gli odori veri,
che il respiro inonda i polmoni.

Mi allontano, si smarrisce la mente,
nel sogno di ogni notte bugiarda.
Vorrei già fermarmi alle mie pietre,
ma danzano sotto braccia arcuate.

Scorrono immagini sovraffollate,
urge il deserto, il piano sconfinato.
Non voglio legarmi a nomi a ricordi,
sospiro e rabbrividisco agli addii.

Saluto le case, le macchine agitate,
stranamente amate per le voci, gli aliti,
le minuscole particelle di carburi.
Valuto distanze fra quel che lascio e bramo.

S’incendia la mente e il corpo di calore.
Lasciati andare – mi dico – smarrisci il senno.
Le scatole abbonderanno per la via,
legate l’una all’altra da ansie e desideri.

Nella strada che avanza nullo divieto.
Se ponti si pareranno nell’andare,
apriranno varchi verso verbi ignoti
di uomini, di animali e di natura. (G. Rossitto)

Nell’aria delle alture Talìa incontra altre donne, non semplici donne, ma poetesse con cui si confronta. Il suo è un incontro nella finzione. L’eremo che raggiunge, in compagnia di Selmo, non è che una grande biblioteca; le finestrelle, dalle ante basculanti, che si aprono al suo passaggio lungo il corridoio, non sono che libri che escono dagli scaffali e che lei apre, per conoscere il pensiero di poetesse presenti e passate.
La poesia è il veicolo di comunicazione, lo strumento d'incontro con queste donne, dalle quali Talìa si sente attraversata - compagne di fuoco, di miseria,/ di giochi oscuri e incatenati.
Scopre le assonanze di pensiero, si apre e fa la sua dichiarazione senza mezzi termini: Io a voi mi sento uguale,/ nelle passioni che bruciano di sole/ e poi si spengono nel silenzio della luna.

La poesia è per Talìa una pratica di vita, una dote, ha la funzione di lavare il corpo, di pacificare; in essa risiedono anche i sogni che non ho finito di sognare. È disposta a condividerla. E, tuttavia, sente che in molta poesia delle donne il sogno è fuggito. Il timore, forse la consapevolezza, che questo possa succedere anche a lei le fa nascere un sentimento di autodifesa: farò cenere della vostra conoscenza,/ voi siete sogno dal quale mi risveglio/ vogliosa che s’oblii al toccar terra.
La poesia dunque è tanto amata ma è anche tanto temuta come la dimora del malessere dell’animo.

L’aria delle alture

Donne, che tutte mi attraversate,
compagne di fuoco, di miseria,
di giochi oscuri e incatenati,

la pratica di vita è tutta la mia dote,
disposta sono a dividerla con voi,
se solo mi indicate qual è la via,

l’incontro, ove i suoni e i rumori vuoti
scorrono come acqua sopra i piedi,
lavando il vostro corpo e il mio.

Io a voi mi sento uguale,
nelle passioni che bruciano di sole
e poi si spengono nel silenzio della luna.

Respiro l’aria delle alture di passaggio,
il mare mi chiama e pure le basse terre,
i sogni che non ho finito di sognare.

Sento le voci, anche se lontane, chiedono
un gesto leggero, impalpabile, amico.
Se avessi le ali io qui le porterei.

Nel vostro regno il sogno è fuggito.
Bianca è la tunica che indossate,
parla di eterno, dell’inverno vissuto.

Ma fuori è nuova primavera,
il sogno è nella viola e nel pensiero,
nell’oro che scintilla l’occhio stanco.

Pensavo di offrir le mani, riempir le vene
della pace che costruisco con fatica,
della poesia che eterna mi pervade,

ma farò cenere della vostra conoscenza,
voi siete sogno dal quale mi risveglio
vogliosa che s’oblii al toccar terra. (G. Rossitto)


 Ma ogni viaggio ha inizio e poi giunge alla sua fine. Al tempo dell’esplorazione segue quello del bilancio, un tempo in cui si misurano chiarore, ombre e profondo buio, e si guarda dentro e attorno a se stessi.
È anche il momento in cui le cose più tenere appaiono passate, come sbriciolate ai piedi.
 Il poeta ha il suo giusto abbandono alla solitudine. La consapevolezza che solo lo spirito di fuga ha reso il viaggio un’avventura prende sempre più corpo. Ma è una verità amara, un duro letto su cui placarsi, nebbia per i pensieri.
La lotta del poeta è contro la fuliggine, l’aspirazione è raggiungere bagliori e, quando li raggiunge, nessun grido di vittoria si solleverà per riempire l’aria prepotentemente: Talìa ha solo un canto, un sibilo fra labbra chiuse.

La mia fuga, le loro fughe

Fisso un punto nell’ombra della sera,
nell’alto chiarore e nel profondo buio.
Abbasso poi lo sguardo, come in pena,
verso la terra nera come la cinta intorno.

Segno percorsi con lo sguardo vuoto,
i fiori che ho in mano e le bionde spighe
semino come pietruzze sbriciolate ai piedi,
dimentica della tenerezza con cui li ho recisi.

I pensieri solitari più non mi scuotono,
come cinici fantasmi dimorano la mente,
nei giorni di festa passano la soglia,
abbandonano alla solitudine il poeta.
  
Il viaggio finisce, l’avventura pure.
Mi sono circondata di compagni
che hanno mimetizzato la mia fuga,
le tante loro fughe ho confuso io.

Il muro che accoglie la mia insonnia,
che cancella le voci che non vedo
e si offre alle ombre delle fronde,
è un duro letto su cui placarmi.

Dormire e dare spazio alle chimere!
Mentre la fuliggine annebbia i pensieri
e mi costringe a rincorrere bagliori,
il mio canto è sibilo fra labbra chiuse. (G. Rossitto)


  
PERCORSI D’AMORE "Fra le alture e i dirupi"

TOPAZIA E IL SUO PRIMO AMORE   
«Ma quello è stato solo un bellissimo amore estivo?» chiede Ada.
«Eh, sì, non so se purtroppo o per fortuna! – conferma Topazia.
«Ma perché hai detto purtroppo?»
«Perché non è finita bene. Aveva vent’anni, ma ancora senza lavoro. È stato a lui che ho dato il primo, lungo bacio. A scuola, ascoltavo avidamente le confidenze delle compagne che già avevano vissuto l'esperienza e ora era toccato a me. Stranita, non manifestai alcuna reazione, ma sulla via del ritorno, mi mostrai brusca, come indispettita. Mi pareva di dover dimostrare un risentimento che in realtà non provavo, per non essere considerata una ragazza leggera. Da quel giorno ci frequentammo regolarmente. Appena ci trovavamo soli, ci abbracciavamo come pazzi, mi innamorai perdutamente e cominciai a capire cosa fosse la passione.
Una sera, ormai buio fitto, Berto si presentò sotto casa e iniziò a tempestare di pugni la mia finestra. Forse aveva frainteso qualche mia frase “da grande”, scambiandola per disponibilità. Io terrorizzata chiusi gli scuri, lui era furioso. Non ero pronta a vivere l'esperienza e non in quel modo. Inoltre, temevo che gli zii potessero sentire. E poi lo scandalo che ne sarebbe derivato! Dopo un tempo che mi parve lunghissimo, Berto desistette. Io ero sconvolta e mi rifugiai nella camera degli zii. La zia, vedendomi tremare, credette che stessi poco bene e mi fece prendere un'aspirina. Non riuscii più ad addormentarmi. Ero molto attratta da lui, ma decisi di partire.
  
CARLOTTA e l’amore che non l’attende ma non la rifiuta        
Carlotta dalla lunga borsa estrae la vecchia agenda, il suo “Diario Fasullo”: sì, ha un nome e cognome quel suo compagno segreto. Lo apre e, questa volta, scrive parole dedicate al suo uomo: “Stamattina ho allungato la mano e ti ho sentito il respiro. Poi ti ho messo il naso dentro l’ascella. Sapeva di me, di te, del fieno della nostra mangiatoia. Mi sono allungata sul tuo fianco e ho lasciato che il peso del mio corpo defluisse sul tuo. Non ti sei svegliato, ma hai appoggiato più pesantemente la coscia sulla mia, per dirmi che era tutto ok. Non volevo svegliarti, volevo farti il caffè, così che mi sentissi trafficare in cucina, e poi sentissi l’aroma, e poi il bollente e lo zucchero in gola. Molto cautamente mi sono alzata, ti ho portato il caffè, mi sono infilata nel letto e non abbiamo dormito, ma mugolato e poi fatto la doccia insieme nel getto.”
Si accorge di accarezzarsi la coscia con gesto inconscio e sorride.
… Poi, la donna accarezza il suo giocattolo con un sentimento di grande intimità. Riapre il suo diario e, volgendo lo sguardo verso il finestrino e poi sul foglio vuoto, scrive ancora parole al suo amato che non l’attende ma non la rifiuta, e prova uno strano spasmo che la prende in tutto il corpo facendole rivivere un intenso trasporto sensuale.
 
FABRIZIO cerca l’amore, ma non sa dove si trova         

A tavola Fabrizio fa manovre per sedersi vicino a Natalia. Quando per antipasto vengono servite le crépes di pasta salata con un filo di miele e formaggio acido: «Questo è un tipico piatto del Marocco, l’ho visto servire e l’ho mangiato lì.» dice, accendendo in Natalia l’interesse per il viaggio che ha fatto. Ne parlano a lungo e ogni tanto Fabrizio inserisce Fatima. Natalia ascolta interessata, poi, gli chiede con naturalezza: «Quant’è importante la ragazza per te?»
…«Quant’è importante? – ripete Fabrizio – Non lo so più! Pensa che ho aderito al viaggio perché l’itinerario ci porta vicino al paese dove abita Fatima con tutta la sua comunità. Il pensiero di vederla e chiedere della lettera di addio al rientro dal Marocco mi ha tenuto sveglio per notti. Adesso, più ci avviciniamo, più la sento lontana.»
«In Marocco com’era?» chiede Natalia.
«Era tenera, affettuosa, senza inibizioni. Durante il giorno eravamo insieme agli altri e non mostravamo il nostro trasporto, poi, appena c’era una pausa, eravamo insieme a commentare, a ridere e amarci. Dalla terza notte lei si era trasferita nella mia camera senza alcun imbarazzo e per me era stata una prova d’amore… Ma sai quando si è innamorati non si vuol capire.»
La presenza di Natalia e il discreto interesse per il suo racconto fanno riflettere Fabrizio. Per questo l’assale un’esigenza impellente di rimanere da solo. Si avvia verso il giardino e lascia vagare il pensiero, i ricordi si affollano e non riesce più a dar loro un ordine di tempo. Ha iniziato il viaggio con Fatima nel cuore e nella mente. A ogni momento, bastava chiudere gli occhi, ed ecco lei era accanto a lui con la sua prorompente vitalità, con i colori accesi della sua bellezza. Adesso non basta chiudere gli occhi, ora deve concentrarsi per richiamarla alla mente… Che cosa può aver determinato il cambiamento? L’interesse discreto di Natalia, la tranquillità del suo sguardo? Cento domande, poche, pochissime risposte. Non ha più fretta di arrivare nel paese di Fatima, non pensa più alle notti di passione con lei.
Talìa ha notato che è uscito. Si alza e lo raggiunge.
«Allora, sei indisposto per questa sosta e le altre? Pensi che rallentino il tuo obiettivo?»
«No, non sono seccato, solo confuso!»
«Ho visto che hai fatto amicizia con Natalia!»
«Dimmi qualcosa di lei, è sola, intendo, nella vita?»
Un sorriso enigmatico si affaccia dagli occhi di Talìa e dopo un’affettuosa pacca sulla spalla: «Ti sei accorto che non ha gli anni di Fatima e che neanche tu hai la sua età, a dir il vero neanche quella di Fatima? Avranno servito il primo a tavola, conviene rientrare, non si vive di fumo e neanche si arriva a sera. Quanto agli amori, sono come le pietanze, bisogna sceglierli non pensando solo al gusto, ma anche al nutrimento!»
…Fabrizio ritorna a occupare il posto vicino a Natalia. Non perde tempo, con tatto elefantino si informa del suo stato civile. L’amica si presta alla sua curiosità. Lo sorprende, ancora una volta, chiedendogli se è soddisfatto e se ha intenzione di farle una proposta indecente. La franchezza di Natalia lo spiazza. Una donna così, ha tutte le qualità di una compagna, che ti dà amore e amicizia, soprattutto sicurezza. Ha molti più anni di Fatima, anche di lui ma, a un calcolo approssimativo, è più vicina alla sua età di quanto non fosse lui a Fatima. L’attrazione per la donna protettiva e non invasiva, soprattutto non distruttiva, cresce. Però non vuole correre, buttare a mare l’amore ardente e sensuale di Fatima, vuole rivederla e verificare se c’è la passione di prima. Ma è proprio vero che vuole rivederla? Che l’ama ancora? Ha intrapreso il viaggio per trovare delle risposte, ora non è più sicuro di volerle cercare. Cosa gli genera questa incertezza?
I pensieri lo saziano, non riesce a ingerire cibo. Ritorna fuori a fumare. Fuma e pensa e i pensieri si tramutano in angosce.

LAVINIA  l’amore vissuto e l’amore perduto                           
  «Pensavo e ripensavo, decidendo di raccogliere i bicchieri dal tavolo... Mentre ero in cucina Marco non tralasciò di raccontare nessun particolare della malattia e morte della moglie. Ritornata in veranda, ormai era mezzanotte, mi sedetti accanto a lui, decisa a fare mattino: quell’uomo, che amava il borgo come me, che era solo come me, con un lavoro così diverso dal mio, mi piaceva e mi intrigava intensamente.
Sotto la veranda soffiava il vento fresco della notte. “Ci vediamo domani al porto?” disse tutto d’un fiato, e il sì che ricevette da me gli risuonò piacevolmente, e per molti anni nelle orecchie.»
…Parlando con Wokker, Lavinia inizia da quella casa defilata rispetto al borgo con le tamerici sul retro e gli racconta della sua vita con Marco, al quale ha voluto e vuole un mondo di bene, ma del quale non è da tempo, forse da sempre, innamorata.
Dice proprio così: «Gli voglio un mondo di bene. Non riuscirei a vivere senza di lui e i ragazzi; mi manca già, e sono solo pochi giorni che ci siamo lasciati, ma non ne sono mai stata innamorata, l’amore della vita mia… No, non è lui, è…» Si ferma lì. Ripassa le sue parole dalla bocca al pensiero: “Cosa vuoi che interessi la mia storia a uno sconosciuto!”
Tace di colpo, si richiude come quei fiori che dal tramonto aspettano il sole del giorno successivo per riaprirsi.
Wokker la invita a continuare.
«…Era il tempo in cui ci trovavamo ogni sera sul muretto a bere un vino che ritenevamo buonissimo, e che oggi chiamerei “tristissimo”
Rimasi senza parole incontrando il calore del suo sguardo e lo stupore nel vedere il mio gesto; notai la perfetta abbronzatura messa ancor più in risalto dalla camicia bianca. Aveva un aspetto solare e quando mi sorrise, ringraziandomi, apprezzai la sua voce armoniosa e notai la sua bocca sensuale… Era semplicemente bellissimo! Facemmo un brindisi assieme – anche il suo amico non era da meno.»
«Ti sei innamorata di una serata e di canzoni datate? Sicuramente ci sarà stato dell’altro, anche se mi par di capire che non vi siete presentati. Come vi siete ritrovati?» chiede Wokker con tono confidenziale.
A Lavinia non piace quel tono, forse avrebbe potuto chiudere il racconto a quel punto, perché mai avrebbe dovuto continuare?
«Ne parli come se fosse ancora qui: ti guardo e i tuoi occhi hanno una luce diversa, brillano al buio come un diamante.» prosegue Wokker.
Lavinia riprende a parlare, in fondo ha voglia di raccontarsi, di rivivere un amore forse non ancora perduto per sempre.

ADA  l’amore nel trascorrere dei giorni consueti       
Quello che Ada deve dire a Sergio non può aspettare, e comunque non è possibile né facile in una telefonata, dopo lo scambio di notizie sulla salute loro e dei familiari, esprimergli tutto quello che le trabocca dal cuore in quel momento... Prende fuori l’amato block notes, sempre pronto a ricevere le sue confidenze più intime, e scrive al suo amato.

Caro Sergio,
 questo viaggio, intrapreso così, quasi per caso, o per dispetto, come forse avrai pensato tu dopo quell’assurda discussione, mi sta facendo pensare molto a noi. Ho incontrato persone diversissime fra di loro, con alle spalle vicissitudini che hanno formato il loro carattere e la loro personalità.
Il nostro stare insieme ha creato un interscambio di esperienze che ha influito positivamente su ciascuno di noi. E poi abbiamo visto luoghi meravigliosi, che mi hanno fatto pensare ai viaggi che abbiamo fatto insieme, tu e io: ricordi le nostre escursioni in montagna, le notti nei rifugi e le partenze con la luce rosata dell’alba che illuminava le cime tutt’attorno? E poi il mare, non quello anonimo che si stende dietro una fila di ombrelloni affollati, ma quello che si rivela con uno spicchio di smalto azzurro fra due colline, e che poi si raggiunge attraversando dirupi scoscesi, tra i profumi della macchia mediterranea e il ronzio delle api ubriache di sole?
Questo è accaduto oggi, questo avrei voluto condividere con te.
…Oggi ho scoperto quanto ti voglio bene! Sì, certo, è ovvio che ci vogliamo bene, se stiamo insieme da quarant’anni! Ma proprio “Ti amo”!
… Ho capito che, nel tempo, l’aver condiviso con te i problemi ha fatto sì che anche le preoccupazioni fossero dimezzate. Ho pensato a quanto mi hai aiutato con nostro figlio!
E poi abbiamo dovuto accudire i nostri vecchi genitori, e c’è stata sempre una piena collaborazione fra di noi, tu mi hai ampiamente reso con mia madre quanto io avevo fatto per la tua.
…Abbiamo dimenticato di quando ogni sera e ogni mattina le nostre mani si stringevano nel letto, a suggellare la nostra felicità e il nostro amore. Quando abbiamo smesso di stringerci le mani al risveglio e prima di addormentarci? Non lo ricordo, ma so che a un certo punto la tua mano incontrava solo la mia schiena, e allora hai smesso di allungarla verso di me.
Cos’abbiamo perduto, Sergio mio! No, non perduto, solo temporaneamente smarrito.
Quanto ridevamo di ogni sciocchezza! Certo, con l’età è normale essere più seri, meno facili al riso e al divertimento, perché la vita comunque ti segna. Ma la vita ci deve anche insegnare che dobbiamo godere ed essere grati di quanto ancora abbiamo, ed è tanto, Sergio mio.
Ci sarà anche per noi il tempo per la sofferenza, la malattia, i disagi e le umiliazioni della vecchiaia (ricordi i nostri vecchi?). Quando tu mi dici scherzosamente, ma pensandolo veramente, che fra noi due tu sarai il primo ad “andartene”, forse sarà un desiderio egoistico, ma è anche, credo, una dichiarazione d’amore per me, tu non vuoi perdermi, non vuoi piangere per me.
Io non so chi “lascerà” l’altro, ma so di sicuro che finché staremo insieme farò di tutto per dimostrarti quanto ti voglio bene. 
Perché, se basta un momento per innamorarsi (ricordi quando uno sguardo ci trasmetteva una scarica in tutto il corpo?), ci vuole tutta una vita per amarsi.
Ciao amore mio.”  

LENA        e la sua infanzia rubata                      
    Le amiche non vi hanno fatto caso, ma, già da dieci minuti, Lena stringe gli occhi forte, e ancor di più la bambolina di pezza fra le mani. Il suo volto è pallido, il respiro diventa sempre più affannato. Carlotta si accorge del suo disagio: «Stai male?» le chiede.
«È un problema tutto mio, solo mio, un problema che credevo superato, invece… mi assale all’improvviso… cerco di controllarmi ma la tensione aumenta e un tremito mi assale.»
Smette di parlare, cerca le parole giuste per spiegare alla sua vicina, ma non le trova. «Mi vergogno, ho un attacco di panico, una paura incontrollata che mi paralizza. Succede anche alla mia bambina. Il cuore ci batte all’impazzata, la testa ci scoppia, mi sento morire senza sapere il perché. La mia bambina invece dice di sapere cosa la fa star male, ma non vuole dirlo a nessuno. Io sono una persona educata a tenere tutto sotto controllo: ruolo, rapporti sociali, emozioni. Una vita “perfettina”, dove non bisogna mai cedere all’istinto, l’eros è soffocato, la fantasia imbrigliata, la spontaneità repressa. Ho l’istinto di vomitare, che vergogna! Come la mia bambina, che vergogna!»…
«…La mia bambina era fortunata, materialmente aveva tutto, ma affettivamente le mancava tutto. Il vecchio nonno le diceva che le voleva bene, quando il papà andava via con la mamma e la zia e mancavano l’intera giornata. Le stava sempre accanto, l’abbracciava, la toccava: le braccia, la schiena, il dorso, le gambe. Poi le toglieva il vestito, per non sporcarlo diceva, ma lo buttava per terra, e lì si sporcava veramente. La toccava… diceva di volerle bene... Ma la bambina tremava, Ho tanta pena per la bambina che porto dentro, vorrei darle pace, alleviare la sua solitudine. Non sono pazza! Non è facile parlare quando custodisci un grande segreto, anche quando la vita ti è venuta incontro, quando il tuo compagno ti adora dal primo momento che ti ha vista. Mi sembra di non aver saputo dare e ricevere amore, che nessuno mi abbia insegnato come si difende l’amore grande della tua vita: c’è amore più grande di quello che devi alla tua bambina?
… Sono passati tanti anni da quando la mia bambina ha vissuto sulla sua pelle la follia degli adulti, una follia che io conosco tanto quanto lei: la mia carne è la sua, il suo volto è il mio, il suo piccolo cuore batte dentro il mio cuore da grande.»