Dirigenti dell'Associazione Lo Specchio di Alice

“Lo Specchio di Alice”
Movimento Letterario-Artistico Internazionale "UniDi
versità"
Sede Sociale: presso Presidente
Dott.ssa Giuseppina Rossitto
Via Bellinzona 34
40135 Bologna
Codice Fisc. 91173810374

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e mail: rossitto.direttorequaderni@gmail.com

Presidente: Dr.ssa Giuseppina Rossitto
Vice-Presidente: Dr. Wilko Mattia Artale
Segretario: Dott.ssa Mirna Magnani
Consigliere: Prof.Federico Palmonari
Consigliere: Prof. Angelo Fortuna

Lo Specchio di Alice

Movimento Letterario-Artistico Internazionale "UniDiversità" - APS

Associazione culturale di promozione sociale fondata nel 1998 a Bologna. Obiettivo dell’associazione è valorizzare le diversità di pensiero in momenti creativi unitari. Gli strumenti attraverso cui opera sono: I cenacoli di scrittura collettiva, narrativa e poetica, laboratori di idee che si concretizzano nella pubblicazione di romanzi collettivi; la Rivista bimestrale Quaderni-Incontri per Riflettere, che favorisce il confronto di scrittori, poeti, pittori, fotografi, musicisti e autori creativi di tutte le arti, che vogliono dare un contributo alla riflessione su temi di interesse individuale e sociale. Numerose sono le conferenze, i convegni e le presentazioni di libri di soci. La qualità di socio si acquista con il tesseramento e la partecipazione attiva alle iniziative di sperimentazione narrativa, poetica e pittorica. Le attività culturali sono gestite in regime no profit. La sede dei cenacoli è a Bologna.

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Per informazioni: Presidente: Dr.ssa Giuseppina Rossitto

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RIVISTA QUADERNI ORGANO DELL'ASSOCIAZIONE

DIRETTORE EDITORIALE

DR.SSA GIUSEPPINA ROSSITTO

ROMANZI COLLETTIVI

CURATRICE

DR.SSA GIUSEPPINA ROSSITTO


venerdì 18 marzo 2016

IL NUOVO ROMANZO COLLETTIVO

La strada dove il vento smarrito si ritrova

21 copertine per un romanzo da collezionare
che illustrano il percorso del romanzo 
di Giuseppina Rossitto
dai Quaderni n. 5/2015





Un microcosmo artistico
per rivivere tempi
e luoghi di un romanzo:
una strada, una piazza...

La sperimentazione letteraria, che vede il nostro Movimento impegnato da quasi due anni, e che si è concretizzata nella pubblicazione in questi giorni del romanzo collettivo La strada dove il vento smarrito si ritrova (pp. 308, 49 illustrazioni a colori allinterno e 21 copertine diverse in prima edizione), ha visto la partecipazione, oltre della sottoscritta, che funge da autrice principale, curatrice dell’opera e illustratrice prevalente, di altri 10 soci. Nove di essi sono stati impegnati nella produzione narrativa, una - Carlotta Mantovani - solo nell’illustrazione di cinque tavole, anche copertine (4), essendo subentrata quando la stesura era ad uno stato avanzato; Daniela Bertoni ha dato il suo contributo anche come illustratrice di 4 tavole, anche copertine.
Alcuni degli autori - Angelo Fortuna, Gianni Balduzzi, Anna Bastelli, Tiziana Dondi, Mirna Magnani, Daniela Bertoni - sono veterani di questa singolare produzione narrativa, avendo partecipato a tutti e 5, o quasi, romanzi pubblicati, mentre tre di essi sono alla prima esperienza, Luisa Caruso, Chiara Celada, Franca Puglisi.
Come potete immaginare, il tempo che ci siamo dati per la produzione dell’opera ha dovuto superare le esigenze di vita di ognuno degli autori, - non essendo lo scrivere attività prevalente per nessuno - tuttavia, per strada non abbiamo “perduto” nessuno, qualcuno è stato sicuramente “rapito”, fantasticando con il personaggio con il quale si è identificato, ma alla fine il vento ha spinto nella direzione giusta e oggi possiamo dire di essere approdati sani e salvi, qualcuno magari strapazzato, perché il vento quando soffia forte ti impone dei comportamenti conseguenti e bisogna essere vigili per come la situazione richiede.
Ogni anno, quando leggiamo le bozze finali e abbiamo il romanzo in mano pubblicato, sento le stesse espressioni: “Questo è il più bello che abbiamo scritto”. In verità io non sono dello stesso parere, ma ritengo che ogni romanzo abbia delle caratteristiche a sé e, come per i figli, non riesco a preferirne uno all’altro, per quanto abbia la consapevolezza che ognuno ha i suoi limiti e i suoi pregi.
Ho parlato di 11 autori, considerando come tale anche chi ha dato un contributo interpretativo solo attraverso l’immagine. In effetti illustrare un romanzo ritengo sia un’operazione che richieda pari responsabilità alla scrittura. Una pessima illustrazione può pregiudicare la lettura. Ecco perché l’impegno deve essere rapportato al lavoro fatto da chi scrive.
Io mi sono adoperata oltremisura dipingendo 40 tavole a colori che troverete allinterno, dalle quali sono state estrapolate 13 copertine. E giacché siamo alle copertine, preciso che la produzione di ben 21 copertine (multiplo di 7, un numero che attraversa tutto il romanzo) serve come lettura del romanzo attraverso l’immagine. In esse è contenuta l’ambientazione, la locazione dei personaggi, le circostanze cruciali attraverso le quali si sviluppa la narrazione. Inoltre esse rappresentano un intervento esclusivo nel panorama editoriale, pertanto conferiscono al libro il carattere di oggetto da collezionare.
Veniamo ai contenuti del romanzo. Essi rispondono bene al tema che trattiamo con questo numero della rivista. In verità il tema è trattato in questo numero ad arte e non viceversa.
La strada dove il vento smarrito si ritrova è un’espressione metaforica che usò mia madre un inverno di sette-otto anni fa quando andai a trovarla. Durante il giorno era solita affacciarsi dal finestrino della porta a piano terra e poi ritirare immediatamente la testa, imprecando a voce alta: “Mala nova! Chi vintazzu ca tira! Na sta srada se c’è m’entu ca si perdi ca s’attrova!” (Brutte nuove! Che ventaccio che tira! In questa strada se c’è un vento che si perde qui si trova). Quella frase l’archiviai nel pensiero come le tante espressioni metaforiche che è solita usare mia madre, colorate ancor più dalla musicalità del dialetto siciliano. Qualche tempo dopo la inserii in un racconto, pubblicato sui Quaderni, scritto proprio nella mia camera di ragazza una notte in cui il vento sbatteva le finestre e le porte da non prendere sonno. Poi rimase ancora lì, nei meandri della mente,  come le cose che si conservano tanto accuratamente che non si rischia di sicuro di perderle, piuttosto di dimenticarle, salvo poi ritrovarle e portarle alla luce.
Così è avvenuto! Mia madre rimane ancora inconsapevole del valore della sua espressione, anzi quando le ho detto di averla utilizzata come titolo del romanzo ha dubitato che l’avesse mai detta, e comunque non l’ha trovata neppure tanto particolare: “Sta mania ca cciai ri fari poesia puri re paroli ritti pi casu e senza sensu!” (Questa mania che hai di fare poesia anche da parole dette per caso e senza senso!).
In verità un senso c’è l’ha questa espressione e anche profondo. La mia visione positiva della vita mi fa pensare che “non tutto è perduto per sempre”. Anche se la vita ti prova, portandosi via le cose più care che ti circondano, con la furia del vento più impetuoso, quello che, appunto, essendosi perso, in uno slargo che lo disorienta per ampiezza e mancanza di direzione, trova una via dove incanalarsi e riprendere una velocità regolare, c’è sempre un’opportunità,
una strada che raccoglie e ti dà l’orientamento per trovare quel che ti appartiene. A quel punto, che importa se non sono le stesse cose o persone che hai perduto, un nuovo equilibrio nasce e ha bisogno di essere coltivato.
Detta in questo modo sembrerebbe che il cambiamento sia dovuto all’effetto di elementi naturali, al destino, al fato, al caso. Beh, non penso che sia così, o almeno non del tutto. Certo il caso, l’evento imprevisto, fa la sua parte, ma ritrovare le cose perdute, strappate, usurpate o semplicemente finite richiede una azione di ricerca continua e prolungata nel tempo e nello spazio. La nostra vita può essere attraversata da un vento benevolo, pietoso, furioso o tanto leggero da lasciare ogni cosa là dove giace, ma a noi spetta il compito di cercare ciò che abbiamo perso per poterne godere di nuovo.
Da dove partire dunque per iniziare la nostra ricerca?
Quando vi approccerete al romanzo per leggerlo vi troverete, per una quindicina di pagine iniziali, immersi in una dimensione equivoca. Faticherete a comprendere di chi parlo e di cosa, se a essere narrata sia una realtà o un sogno o, ancor peggio, un incubo. Forse faticherete anche a comprendere la presenza di elementi apparentemente casuali e che invece hanno un senso e una funzione ben solo in seguito, quando entrerete nel vivo della storia della protagonista Lilith e degli altri personaggi che attraversano la narrazione.
Partire dal sogno ha nella mia costruzione letteraria un preciso significato. Nella dimensione irreale, che può divenire vissuto, penso vi siano elementi ispiratori dell’azione. A sognare, o soffrire per incubi premonitori, scoprirete che è Lilith, o Lil, signora del vento, ma potrebbe essere ognuno dei personaggi presenti nel microcosmo che si muove attorno a una piazza e a una strada, a cui fanno da cornice, da un lato, le montagne, simbolo di ostacolo nel movimento e nella visuale, e dall’altro il mare, segno di apertura e di raggiungimento di dimensioni comunicanti, anche lontane.
Se il sogno incita a percorrere luoghi conosciuti ma anche stranieri, per raggiungere le realtà agognate, l’incubo paralizza, trasforma piani conosciuti in campi insanguinati da distese di papaveri rossi in cui strisciano serpi pronte ad attorcigliarsi alle caviglie immobilizzando. Il sogno fa incontrare nel cammino volti conosciuti o che mai valuteresti come nemici, l’incubo li trasforma in soggetti opportunisti, inquisitori, equivoci trasportatori e disorientatori di animi travagliati.
Ma quando il sogno finisce e l’incubo ritorna nel buio della coscienza, spinto in quella dimensione dal caldo contatto dell’innocenza dal volto bambino, Kaìros il figlioletto di Lilith, lo sguardo di chi cerca si rivolge al contorno. È allora che Lilith, abbracciando teneramente il figlioletto, osserva dal suo terrazzo la piazza che circonda la sua casa museo. La realtà si anima, respira, ogni persona si muove apparentemente spinta dalla forza della ritualità quotidianità.
È nella quotidianità che i nostri personaggi ricercano le soluzioni per vivere meglio, e per sciogliere i nodi che tengono in una morsa i cuori e gli animi di persone semplici o di menti eccelse. Nessuno è immune dalla stretta di questi nodi.
 Ma allora quale filosofia adottare per non soccombere di fronte alle perdite? Vale di più la filosofia del bisnonno di Lilith, il filosofo Vincenzo Turriglio (personaggio narrativo), improntata alla speranza di poter circumnavigare il mondo alla ricerca di pensieri e sogni che si perdono nel vento, di trovarli, trascriverli in parole comprensibili agli uomini e riportarli a casa, e magari,  lungo il viaggio, perdere la cognizione del tempo e la propria identità; o quella del figlio, e nonno di Lilith, Agni, che vivendo nella frustrazione dell’abbandono del padre, giura a se stesso che avrebbe conosciuto il mondo solo circumnavigando la propria stanza, aderendo a quel pensiero filosofico che il padre aveva tanto ripudiato? Forse la strada non è sempre così dritta da escludere cunicoli, scorciatoie, vie secondarie o non ancora percorse.
Dunque occorre adoperarsi per ricercare la strada più adatta al tuo percorso. Ma quale bagaglio, quali valori, ci seguiranno in questo cammino e chi ce li fornirà?
Ho fatto una scelta ben precisa in questo senso: la cultura. Il sapere, i libri sono il lasciapassare di ogni ricerca; in essi sono contenuti i valori che devono guidarci e che dobbiamo trasmettere, ognuno nel nostro sistema di relazioni, per la formazione nostra e delle generazioni future. Guai a custodirli gelosamente questi valori, magari in una cassapanca o in una stanza buia e chiusa a chiave, devono vedere nuova luce.
La scelta dei valori, dunque! Nel romanzo essi sono contenuti nella eredità culturale dell’avo (giovane) filosofo Vincenzo, il quale, prima di partire per l’Oriente spinto dalla sua ricerca esistenziale, lascia al figlio Agni sei libri perché al suo ritorno a casa, dopo 7 anni, possano leggerli insieme e un settimo libro, ancora dalle pagine bianche, lo riporterà al suo rientro. In esso vi annoterà pensieri e parole che il vento gli suggerirà durante il suo viaggio culturale ed esistenziale in Oriente.
Ritorniamo allora ai valori, quali?
Quando nacque Agni il padre lo circondò di sette dei suoi libri, che prese da sette diversi scaffali: il primo libro parlava del mare e delle acque in cui il seme della vita alle origini del mondo si era fecondato; il secondo del valore della maternità; il terzo del valore della sorellanza; il quarto era un trattato di astrologia dedicato al segno dell’ariete, il primo dello zodiaco, che apre la strada a tutti gli altri e inizia nel giorno dell’equinozio (20 marzo), sotto i cui auspici il bambino era nato; il quinto era un trattato sulle passioni umane, che come il fuoco hanno bisogno di essere ravvivate costantemente; il sesto era dedicato al senso di sacrificio che accompagna le gesta degli eroi; il settimo libro, infine, portava impressa in copertina l’illustrazione in oro della rosa dei venti in rilievo. Al suo interno però le pagine erano ancora bianche.
Come trasferire questi valori dai libri alla vita reale?
Questo è il compito affidato ai vari personaggi che animano la piazza e la strada. Chi sono?
La giovane e triste Lilith o Lil, signora del vento. Nella sua persona e nel suo agire vi sono gli elementi del vento, del primo respiro, la nascita, e dell’ultimo sospiro, la morte. Riuscirà a comprendere, nel suo laborioso cercare, che vita e morte sono associati anche alla rinascita? Nel suo giardino ella pianta fiori a ogni stagione, li vede crescere e morire, ma vede anche i semi che germogliano da ogni pianta che ha finito la sua stagione. Rinascerà anche il seme della sua famiglia, sterminata per effetto di un atroce incidente stradale? Forse non è nelle piante la soluzione, vedremo dove, quando i segreti verranno svelati e le porte si apriranno alla nuova conoscenza;
il piccolo Kaìros. Egli porta un nome che indica la ricerca del tempo opportuno perché le cose accadano. A questo significato del tempo, che non è solo passaggio ritmato, si affida il futuro di una famiglia e dei suoi componenti;
nonno Agni. Per anni e anni ha letto e riletto ognuno dei sei libri eredità del genitore, li ha custoditi gelosamente, vivendo nel ricordo di un grande padre, che immagina un eroe, volto al sacrificio della sua stessa vita, per ricercare le ragioni del vivere umano e le formule della mediazione che segnano il rapporto fra coscienza e spiritualità. La devozione per il vento ne fa un cultore appassionato, ma ogni libro che ha  raccolto nella sua ampia collezione gli ricorda che non è quello tanto atteso, quello del padre, ove sono annotati i pensieri che si perdono e che arrivano quando soffia il vento. Giacché la sua vita è ormai al tramonto, egli si chiede se completerà mai la collezione dei sette libri, rinchiusi da tempo in una cassapanca, e destinati a quel che rimane della sua famiglia, la nipote Lil e il pronipote Kaìros;
Attorno a questi tre personaggi, che vivono, godendo del rispetto incontrastato della comunità, nella grande villa-museo del vento, attraversato il vecchio arco, là dove inizia la strada dove il vento smarrito si ritrova, vi è un microcosmo in cui si sviluppa la vita di individui e le relazioni.
Durante la presentazione del romanzo presso la libreria Cluf di Udine ho chiesto alle persone presenti di fare un esperimento, al quale si sono prestati con entusiasmo. Ho chiesto loro di chiudere gli occhi e di immaginare una piazza, la loro piazza, e dire, una volta aperti gli occhi, cosa avevano immaginato vi fosse. Le risposte sono state: un locale, una chiesa, un monumento, dei negozi, ecc. Nulla di nuovo sotto questo cielo! Quando, all’inizio degli incontri con i nostri autori ho chiesto di immaginare una piazza e di vedersi come soggetti protagonisti del romanzo con un ruolo in essa, sono iniziati i giochi, perché ogni autore interpretasse un personaggio, come in un palcoscenico o nella vita reale. E così che sono nati i personaggi che vi faranno compagnia in questa avventura letteraria:
il Prode Anselmo, un oste che un giorno arrivò da chissà dove e che, come per le cose che il vento spinge  
in un angolo per rimuoverle al nuovo passaggio, prese in gestione una locanda, con attiguo bar, all’altro angolo del vecchio arco. Sembra che ci sia per tutti, e per tutti nutra passioni, spinto dal suo voler essere prode. Ma ogni vento potrebbe essere quello giusto per trasferirlo in un’altra dimensione, come succede per le persone che escono da una fiaba, passano, e poi lasciano il posto a qualcun altro;
Diana l’inglese, una fioraia che ama nascondere fra le foglie delle sue piante di folletti, esseri minuscoli che lei ama creare, forse per un sentimento represso di mancata maternità che non ha mai superato. Un nodo che vuole sciogliere e finalmente gridare: “Oggi le mie parole son più forti/ e voglio superar tutti i miei torti,/ devo gridar davanti al mondo intero/ che solo io son tua madre per davvero”;
La spigliata, quasi sfrontata  Belinda, una figura che si era stagliata sulla porta del bar chiedendo qualcosa da mettere sotto i denti. La donna poi se n’era andata, ma le sue strade si sarebbero incrociate più volte con tante persone della piazza: con Anselmo che tiene sulle spine, come si fa con gli innamorati senza speranza, con Matilde, per la quale si adopera, in spirito di sorellanza, nell’avviamento di un’attività che vede collocare palle di pelo e di piume a lei tanto care, soprattutto i gatti. In mente sua sembra voler rinnegare ogni legame affettivo e ogni passione legati a persone e luoghi che ha conosciuto in passato. Ma forse vi sono legami indelebili che ti seguono e anche inseguono, tuo malgrado; la distanza da essi sembra sanare il senso di vuoto che a tutti i costi gli altri vogliono riempire, nonostante le tue rassicurazioni.
Ghita la fruttivendola, una donna energica, tanto esile quanto mascolina nell’affrontare le fatiche che richiede un banco di frutta e verdura. Ella ha saputo unire, con la sua scelta di vita amorosa, il senso della tradizione e l’innovazione: le regole di un istituto di gestione dei fondi agricoli legato alle antiche norme  della “Partecipanza”, con colture ecologiche e una gestione raffinata, quasi pittorica, del suo angolo di piazza. Ma anche la sua vita è rattristata da una perdita insanabile, la maternità negata per responsabilità altrui. Riuscirà a sanare un antico rancore verso chi madre lo fu e ne fu orgogliosa, troverà la via della riconciliazione o tutto è perduto e accettato nel silenzio sospiroso al chiaro di luna? Forse è nel rapporto di sorellanza, nelle confessioni sotto l’albero del parco, con Diana e Matilde che troverà la forza di liberarsi della sua antica angosciosa perdita? O forse la debolezza della senilità renderà più morbide le coscienze?
Poi c’è Matilde, che inizia una ennesima nuova attività, sperduta nelle responsabilità, e che confida sempre e comunque nelle capacità degli altri per risolvere i suoi problemi di lavoro e di vita. Una vita in verità ingrata, che l’ha vista da sola tirare su due ragazzini, dopo l’abbandono del marito. Ghita, Belinda, Diana le esprimono vicinanza e sorellanza, le danno consigli, sostegno ma, se un bel giorno, aprendo la porta, si trovasse di fronte l’immagine imponente dell’ancora suo marito Raffaele, come reagirebbe? Userebbe la sua spalla per dare e ricevere conforto o gli indicherebbe la via per uscire dalla sua vita definitivamente? Lei una scelta l’ha fatta. Voi cosa fareste?
Benedetta l’archivista la troverete attraversando la cancellata del giardinetto della scuola. L’archivio, presso il convento dove lei lavora, è meta di tanti turisti e studiosi di manoscritti antichi. Quanti volti, quante persone, ogni giorno attraversano la vetrata d’ingresso e le chiedono un libro. Ma se un giorno da quella porta entrasse un fantasma, nelle vesti di una giovane guida turistica, e al suo seguito si presentasse la persona reale che del fantasma porta il nome ma non più le sembianze, un suo vecchio-giovane amore… la sua giornata come la leggerebbe?
Da brava archivista lei sa che gli amori impossibili e non vissuti sono come pagine di libri che si aprono e si chiudono senza essere lette. E tuttavia, le pagine si possono sempre riaprire e le parole contenute in un libro si possono leggere in modo diverso e in tempi diversi, con nuovi sentimenti ed emozioni.
Giovanni Arena è la persona che si cela dietro il fantasma comparso a Benedetta, ma anche a frate Filippo, benedettino dell’attiguo convento della collegiata. È un vento impetuoso quello che infuria da giorni, da mesi, forse da anni, deturpando il viso di un uomo come una terra arsa e abbandonata, quello che ha spinto Giovanni a far ritorno nei luoghi natali, ultimo approdo per la ricerca di una serenità perduta forse per sempre. Ma quel vento non lo trattiene, cambia direzione, ed egli non può che lasciarmi trasportare. Affida l’avvenire alla Provvidenza che assicura che, malgrado i tragici eventi che ci annientano, nemmeno un nervo del nostro corpo andrà perduto. Al vento dello Spirito lascia la decisione di trasportarlo dove Egli soffia. Chissà forse dopo... col tempo...ma adesso...
Miù il vento invece lo conosce bene, perché è abituata ad ascoltare il fruscio delle vele in alto mare mentre lo combattono o si lasciano accarezzare. Ma un giorno ha deciso di abbandonarlo il mare, lo stesso giorno in cui un marinaio abbandonò senza nulla dire la sua casa e la sua vita, dove un posto l’avrebbe di sicuro trovato. Come chi attacca gli scarponi al chiodo, lei ha chiuso in un armadio la sua muta da archeologa marina, le anfore tanto desiderate giacciono in fondo al mare e lei, che del mare non può fare a meno, vende il pesce... Totani, totani freschi signurì, li volesse? Per anni aveva atteso il suono sgrammaticato di quelle parole, ma in un ventoso e piovoso pomeriggio, al bar di Anselmo, nello sguardo curioso di Osvaldo… lei vede qualcosa di tanto profondo da somigliare a un fondale marino inesplorato. Una passione che si rinnova e che feconda di nuova vita.
Le donne di questa piazza del mercato hanno un bel rapporto con la fecondità. Uno stato che, quando nasce, ti fa capire che i compromessi a cui la vita, il lavoro ti costringono ogni giorno alterano la tua vitalità. Paola, una giovane mamma, che vive sulla prima collina, lo sa bene  e non è più disposta a emarginare la parte migliore di sé stessa, per accondiscendere alla vita di tutti i giorni. Ella perdonerà la vita per le costrizioni subite, ma la vita, o meglio, le persone che animano la vita quotidiana, non avranno la stessa sensibilità. Così, imparerà a sue spese come cambia la valutazione che gli altri hanno di te quando un giorno, “impazzita”, dici che vuoi lasciare il lavoro e fare altro nella vita: la madre, l’artista… Non è l’effetto naturale del vento marino al quale lei confessa il suo malessere esistenziale a infonderle fiducia, ma Lilith, la signora del vento.
È proprio così, vi è vita in questa piazza. Forse c’è stata da sempre, ma non tutti ne avevano coscienza, fin quando… fin quando non soffiò un venticello mattutino che portava un nuovo tempo e una strana persona, uno straniero, che lasciava dietro di sé la scia dei sette profumi d’oriente. Avvolto il corpo esile e longilineo nel suo camicione bianco egli si avvia verso la casa del vento, tenendo sotto braccio un involucro avvolto in un telo rosso, tanto logoro da sembrare antico, ma nel quale si intravedeva un fine ricamo.
È un libro, che trasporta dentro quel pacco, un libro per nonno Agni, cultore dei venti. L’ennesimo libro che tratta del vento, dei venti, delle Grandi Madri della terra e dell’aria, e che, una volta valutato, forse arricchirà la sua ampia collezione.
Prima accennavo al caso fortuito, all’avvenimento speciale, che, come vento che arriva da altri luoghi, da levante o meglio da ponente, viene a scombinare la quotidianità, senza ancora poter immaginare quali effetti, benevoli o malevoli, porterà. Siamo di fronte a questa circostanza? Non puoi dirlo subito, così come non puoi dire subito quanto vale un libro, se prima non lo hai letto, pagina dopo pagina, per ricercare in esso le parole che attendi, magari da anni, quelle che ti faranno gioire, commuovere, piangere.
Questo faticoso processo di ricerca è affidato a Lilith, il nonno pensa che la sua cecità sia un ostacolo alla valutazione professionale di una opera letteraria che annuncia un tesoro, per chi lo ha portato e per chi lo ha ricevuto.
Così inizia la laboriosa ricerca di Lilith, con la lettura di un manoscritto dalla copertina in fine pelle di capretto che porta impressa a fuoco una stella dei venti. Sfogliando le pagine logore, valutando gli inchiostri, le immagini, l’inclinazione delle lettere dovuta al tremolio della mano di chi lo ha scritto, la fine carta di eucalipto, l’albero che scaccia dalla casa le negatività, la filigrana, i marchi, le storie delle signore del vento, che in ogni tempo hanno rivolto la loro azione alla libertà di pensiero, infine arriva alla verità.
Una verità che Agni non può vedere, ma che sa già, tant’è che ha ritenuto che fosse arrivato il tempo opportuno per aprire la sua stanza segreta e le finestre della sua casa. Nel salone centrale delle occasioni, oggi si tiene un grande evento, la presentazione di un libro dal titolo: La strada dove il vento smarrito si ritrova. Era il 12 dicembre del 2015. 


 11 Autori per il romanzo collettivo:

 Giuseppina Rossitto, autrice principale e curatrice del romanzo
 - Bologna - 
  
nata ad Avola (SR) nel 1955, risiede dal 1981 a Bologna. Dopo la laurea in Scienze Politiche, si dedica alla ricerca bibliografica, giuridica, economica e storico-sociale; in seguito svolge attività come collaboratore giuridico-amministrativo per un ente pubblico; oggi financial planner per un istituto bancario nazionale. Presidente de “Lo Specchio di Alice”, Movimento Letterario UniDiversità. Fondatrice e direttore della rivista periodica bimestrale “Quaderni”, legata a Incontri per Riflettere, cura il confronto di un numero considerevole di poeti, scrittori, pittori, fotografi e musicisti internazionali e ne è editorialista e autrice di saggi, poesia, racconti, riflessioni e pittura dal 2007.
Ha pubblicato: vita nei campi incolti e inariditi, poesie, 2006; a Zonzo per pensieri, poesie e camminamenti, 2008;  L’Amore sconosciuto. Soliloqui, romanzo poetico, 2010; I Viaggi del ritorno, Il Tramonto della Freccia del Sud, 2010; Il mare parla alla terra, la terra al mare, raccolta di racconti e riflessioni, 2013; Vestita di carta pensante, poesie, 2014. Per la Collana Collettiva Wiola del Movimento Letterario UniDiversità (diretta e curata da Giuseppina Rossitto) è direttrice dei cenacoli, autrice principale e curatrice dei volumi, e illustratrice: 28 Autori di Alice, Estetica, arte e parola. Il tratto, il colore, la luce che aprono l’esplorazione poetica, artistica e letteraria, Racconti artistici, 2009; 30 Autori di Alice, Gli strani incontri nella casa rosso bolognese, romanzo collettivo, 2010; 19 Autori di Alice, L’albero del silenzio e l’arbusto della parola, romanzo collettivo, 2011; 30 Autori del Movimento Letterario UniDiversità, Fra le alture e i dirupi, noi, Romanzo collettivo artistico, 2012; 15 Autori del Movimento Letterario UniDiversità, Acque di fiume e acqua di mare, 2013; 11 Autori del Movimento Letterario UniDiversità, La strada dove il vento smarrito si ritrova, romanzo collettivo illustrato, 2015. Curatrice di raccolte poetiche edite. Collabora con diverse riviste.
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  Angelo Fortuna, Noto

Nato ad Avola (SR) nel 1939, residente a Noto (SR), laureato in Lingue e Letterature Straniere, già preside di licei. Ha diretto corsi di formazione per dirigenti e docenti delle scuole di ogni ordine e grado. In qualità di giornalista, iscritto all’albo di Palermo dal 1973, ha pubblicato centinaia di articoli e servizi di arte, letteratura, problematica scolastica, politica e varia umanità su quotidiani, in primo luogo “Avvenire”, e numerosi periodici. Nel 2008 è stato insignito del Premio Sicilia per il giornalismo. Ha diretto la rivista NOTOINFORMA”, organo ufficiale del Comune di Noto. Ha pubblicato: “Il Grido di Aleksandr Soljenitsyn”, Noto, 1973; “In Cammino: verso…”, Noto, 1999; “Arte e Fede”, Noto, 1999; “Sulle Tracce di Cristo”, Noto, 2000;  “Mariannina Coffa, l’Incompiuta”, Noto, 2002; “Tina Di Lorenzo: Il fascino e l’arte della Encantadora”, Messina, 2003; “A Lourdes, là dove si squarcia il velo dei cieli nuovi”, Noto, 2004; “Accadde a Cava Grande - Gocce di rugiada su sentieri erbosi”, raccolta di novelle, Messina, 2007;  “Giuseppe Cassone e Margit Hirsch: un amore cosmico”, Messina, 2010);  “Sotto il cielo della Perla ionica: racconti, novelle e spigolature esistenziali”, Rosolini, 2011; “Corrado Rizza, l’uomo, il poeta, lo scrittore”, saggio critico, Rosolini, 2012; “Oltre l’Eldorado, racconti, frammenti, riflessioni”, Rosolini, 2013; “Mariannina Coffa nella appassionata analisi di Anonimo 1905”, Pachino 2014); “Lungo le strade del Novecento. Storia di una vita” di Pietro Paolo Celeste, testo rivisto e curato da A. Fortuna, Messina, 2015; “L’odore del tempo”, Siracusa, 2015, raccolta di poesie. Ha effettuato traduzioni da e in francese ed inglese e collaborato alla pubblicazione di diversi volumi; ha pubblicato decine di saggi, prefazioni ed introduzioni critiche a testi di letteratura, poesia, arte e varia umanità e di aver condotto studi e ricerche su molti autori di letteratura, principalmente francesi. Ha partecipato, come co-autore, alla sperimentazione nazionale di tre romanzi collettivi, editi da “Lo Specchio di Alice”, Movimento Letterario UniDiversità: “L’albero del silenzio e l’arbusto della parola” (Bologna, 2011); “Fra le Alture e i Dirupi, Noi” (2012); “Acque di fiume e acque di mare” (2013). Collabora con novelle, racconti, saggi e poesie al periodico “Quaderni” de Lo Specchio di Alice, Movimento Letterario “Unidiversità”. Insignito dal Presidente della Repubblica, con Decreto del 1999, dell’alta onorificenza di “Diploma di medaglia d’oro ai Benemeriti della scuola, della Cultura e dell’arte”.


Gianni Baduzzi - Bologna
Laureato in pedagogia. Ha operato nel settore educativo come dirigente scolastico e docente a contratto presso la facoltà di Scienze della Formazione della Università di Bologna. Ha pubblicato testi di storia dell’ educazione e della scuola. Racconti e poesie sono stati pubblicati su “Danae”, su “Savena, Setta e Sambro”,  su antologie dei premi letterari  “Forolivensis” (1998), dove ha vinto il terzo premio della sezione narrativa; “Anguillara Sabazia” e “Marguerite Yourcenar” (2002). Co-autore nelle pubblicazioni collettive del Movimento Letterario UniDiversità: Estetica, arte, parola. Il colore e la luce (2009); Strani incontri nella casa rosso bolognese (2010); L’albero del silenzio e l’arbusto della parola (2011); Fra le alture e i dirupi, noi (2012); Acque di fiume e acque di mare (2013). Autore della rivista Quaderni con saggi, riflessioni e racconti.

Maria Tiziana  Dondi,  Bologna
Insegnante di scuola primaria in pensione. Si dedica alla ispirazione poetica, ottenendo riconoscimenti in concorsi letterari. Il suo profilo critico è apparso nel volume Letteratura italiana Poesia e narrativa dal secondo novecento ad oggi e in alcuni periodici specializzati. Ha scritto le raccolte poetiche: Una stella almeno nella mia vita, Mef, Firenze, 2003; Dove piangono i gatti, Mef, 2005; Una nuova giornata, Mef, 2006; Fiocchi di neve, Bastogi, Foggia, 2007; Notte stellata, Carello, Catanzaro, 2008; Abbraccio lunare, Carello, 2008; Dedicato a chi, Carello, 2010.  Co-autrice nei romanzi collettivi del Movimento Letterario UniDiversità: Gli strani incontri nella casa rosso bolognese, 2010; L’Albero del silenzio e l’arbusto della parola, 2011; Fra le alture e i dirupi, noi, 2012; Acque di fiume e acqua di mare, 2013; La strada dove il vento smarrito si ritrova, 2015. Autrice della rivista Quaderni.

Daniela Bertoni, Ferrara

Esperta e laureata in Scienze della Formazione. Ex insegnante e impiegata, attualmente impegnata in laboratori di scrittura creativa per bambini. Amante di poesia e pittura. Co-autrice nelle pubblicazioni collettive del Movimento Letterario UniDiversità: Strani incontri nella casa rosso bolognese, 2010; L’Albero del silenzio e l’arbusto della parola, 2011; Acque di fiume e acqua di mare, 2013. La strada dove il vento smarrito si ritrova, 2015. Autore della rivista Quaderni come poeta, scrittrice e pittrice. Frequenta corsi di scultura presso l’Accademia di Ferrara.
  
Chiara Celada, Reggio Emilia
Vive a Reggio Emilia. Laureata in Scienze Politiche alla Università di Bologna.
Ha lavorato inizialmente per alcuni anni in ambito formazione, per poi, a seguito di qualche esperienza, entrare nel settore bancario e specializzarsi come financial planner. Giornalista pubblicista dal 2007 ha collaborato per anni con varie testate locali, per la redazione di articoli o più spesso inchieste. In particolare, deve la sua formazione a Reporter di Reggio Emilia, con cui ha condiviso la bella esperienza della creazione di nuovi magazine, partecipando anche alla loro programmazione. Ha scritto per il web qualche rubrica personale. Da un anno circa collabora come autore della rivista Quaderni e del romanzo collettivo, questo mi le ha dato l’occasione di tornare alla narrativa (abbandonata sui banchi di scuola). Ama la fotografia, pertanto, spesso ha illustrato personalmente i suoi servizi.

 Mirna Magnani, Bologna
Laurea in Farmacia. Responsabile di farmacovigilanza nel Dipartimento Farmaceutico A. U.S. L. di Bologna. Referente per il Servizio della Rete di promozione della salute. Parte attiva del Laboratorio Aziendale dei cittadini per la Salute. Co-autrice nelle pubblicazioni collettive del Movimento Letterario UniDiversità: Estetica, arte e parola. Il tratto, il colore, la luce, 2009, Gli strani incontri nella casa rosso bolognese, 2010; L’Albero del silenzio e l’arbusto della parola, 2011; L’Albero del silenzio e l’arbusto della parola, 2011; Fra le alture e i dirupi, noi, 2012; Acque di fiume e acqua di mare, 2013; Autrice dei Quaderni.

Luisa Gabriella Caruso, Udine
Anni 50, maturità classica e diploma ITC, iscritta in Conservazione dei beni culturali a Udine (chissà quando e se prenderò la laurea!), impiegata amministrativa. Interessi: lettura, musica classica e jazz, cinema, pittura. Amante di tutti gli animali, in particolar modo gatti e cani.
Franca Puglisi, Avola
Avola nel 1956, residente in Avola (SR). Diploma ISEF conseguito nel 1983, oggi equiparato alla Laurea in Scienze Motorie. Da 25 anni impiegata comunale con la qualifica di Istruttore Amministrativo. In servizio presso la Biblioteca Comunale “G. Bianca” di Avola.Dal 1980 socia fondatrice del Gruppo Avola Folk, formatosi per volontà dell’associazione FIDAPA, sezione locale, diretto dallindimenticabile maestro Tano Alia. La passione per il folklore ha permesso di mantenere vive le tradizioni attraverso la cultura dei canti popolari e i balli tipici della Terra di Sicilia. Tali tradizioni sono state rappresentate, durante questi trentacinque anni di attività, in tutte le regioni d’Italia  e  anche allestero, avendo così l’opportunità di conoscere le tradizioni culturali e il folk di terre lontane.
Alcune Manifestazioni Nazionali a cui il Gruppo “Avola Folk” ha dato il suo contributo culturale e che mi hanno vista partecipare: Pomigliano D’Arco (Napoli); Macomer (Sassari); Villanovafranca (Cagliari); Matelica (Macerata); Pescara; Alatri (Frosinone); Siculiana (Agrigento); Siracusa – Trasmissione “Piacere Rai Uno”, Fondi (Latina); Custonaci (Trapani); Staffolo (Ancona); Reggio Calabria “1° UFIFEST”; Minturno (Latina) “44° Sagra delle Regne”; Pellaro (Reggio Calabria); Agrigento “54° Sagra Mandorlo in Fiore”; Erice (Trapani) 3° Sagra della Ginestra”; Fivizzano (Massa Carrara) 2° Festival Music World”; Amatrice (Rieti) 6° Festival del Folklore; Siracusa “2° Rassegna Tradizione Popolare in Ortigia”; Galliate (Novara) 8° Raduno Internazionale del Folklore; Roccamonfina (Caserta) 7° Festival Internazionale del Folklore; Sestu (Cagliari) 7° Edizione Ufifest 2004. Indimenticabili le partecipazioni alle manifestazioni internazionali come quelle che ci hanno visto protagonisti a Malta, a Fulda (Germania) per la Settimana Gastronomica Siciliana; a Pontevedra (Spagna) per scambio culturale; a Baza e Granada (Spagna), scambio culturale; a Dobron (Polonia), scambio culturale; a Epinal e Nancy (Francia)  Scambio Culturale; a S. Paulo e Rio de Janeiro (Brasile) come rappresentanti per la Sicilia in “Manifestazione per gli Emigrati”; Stoccolma (Svezia) per Lucia di Svezia Settimana Svedese; a Zante (Grecia), scambio culturale; a Salonicco e Cipro (Grecia), come rappresentanti della manifestazione “Il Mediterraneo che unisce”.
Da qualche anno mi diletto a dipingere la natura siciliana e angoli che riportano al passato. Autrice della rivista Quaderni, attraverso la quale - nell’ambito dell’attività sostenuta dalla biblioteca presso la quale opero - ho favorito la collaborazione e la partecipazione di insegnanti e scolaresche della scuola primaria. Co-Autrice del romanzo collettivo “La strada dove il vento smarrito si ritrova”.

 Anna Bastelli, Bologna
Lasciato il lavoro ha potuto dedicarsi alla sua passione, la scrittura.
È coautrice nei precedenti romanzi collettivi: Gli strani incontri nella casa rosso bolognese, 2010; L’albero del silenzio e l’arbusto della parola, 2011; Fra le alture e i dirupi, noi, 2012; Acque di fiume e acqua di mare, 2013; autrice della rivista Quaderni.
Scrivendo nella propria lingua madre, il dialetto bolognese, ha vinto diversi premi, sia per la poesia che per la prosa.
Sue poesie sono state pubblicate in diverse antologie e, per il dialetto, si trovano sul sito: Al sît bulgnais.
Recentemente alcune sue poesie sono state pubblicate nella antologia: Poeti petroniani del Duemila a cura di Luigi Lepri e Daniele Vitali ed. Pendragon, 2015.

Carlotta Mantovani, Ferrara
Nata a Ferrara nel 1961 ha conseguito il diploma d’Istituto Magistrale nel 1978 e di Accademia di Belle Arti nel 1982. Ha insegnato per quattro anni Educazine Artistica presso la scuola secondaria, S. Vincenzo De Paoli di Ferrara e conseguito l’abilitazione all’ insegnamento nel 1985. Ha lavorato come disegnatrice illustratrice dal 1987 al 1991 nel campo della cartotecnica per una agenzia di Milano e come freelance in collaborazione con altri disegnatori. Presso lo studio grafico Taibi & Taibia di Ferrara, tra il 1989 e il 1993, ha partecipato alla realizzazione di un testo illustrato di Chimica e Matematica per le scuole medie, edito da Zanichelli. Ha ripreso la pittura negli ultimi anni e ritrovato una espressione che le appartiene e completa e ha deciso quindi di iniziare ad esporre i suoi lavori. Ha esposto in una prima mostra con altri due giovani artisti nel 1983, presso il Chiostro di S. Romano a Ferrara (ora sede del Museo della Cattedrale). Ha partecipato a una collettiva nel febbraio 2015 presso la Galleria Rivellino di Ferrara, dove tutt’ora espone alcuni lavori,  e alla biennale Romart, a Roma, in maggio. Ha in programma la partecipazione a un mostra collettiva presso la galleria Mentana a Firenze dal 16 al 26 Gennaio 2016. Scrve poesie e racconti ottenendo vari premi letterari. Ha pubblicato un  primo libro di poesie: "La chiave della finestra", edito da Book Editorenel, 1995, che ha ottenuto il primo premio “Città di Fucecchio”nel 1997.
Ha ottenuto altri premi con singole poesie: Premio nazionale di narrativa e poesia “Il Golfo” nel 2014, Menzione d’Onore”Spazio donna” nel 1998  e con 2 racconti: “La quercia e l’anatra selvatica”nel 2013, Premio: Il Saggio - Città di Eboli e “Marisol correva” nel 2014:Premio letterario nazionale “La mia storia” progetto Babele.


 da  La strada dove il vento smarrito si ritrova
di Giuseppina Rossitto


  Il cielo s’incupiva all'orizzonte, ma Lilith e Kairòs rimasero sulla vecchia barca di suo padre, più un reperto storico o un luogo di giochi che buona per navigare, ancorata com’era da tempo al pontile. Il mare grosso e il cielo scuro erano una realtà naturale che il piccolo Kairòs avrebbe dovuto iniziare a conoscere. Rimasero abbracciati, seduti sulla vecchia coperta, avvolti nell’ampio scialle che Lil non lasciava mai.
«Guarda mamma, da quella parte il cielo è molto scuro, fa paura!» disse il piccolo stringendosi a lei.
«A volte il vento le nuvole le porta via, altre volte le fa arrivare e con esse la pioggia. Se arriva la pioggia scappiamo via.» rispose la mamma rassicurandolo.
«Non sono nuvole, guarda, è fuoco e fumo, forse qualcuno sta morendo nel fuoco, e il vento alimenterà le fiamme, ho paura!»
«Perché dici questo, piccolo, perché hai paura, siamo distanti!»
«È stato il fuoco a far morire il mio papà e anche la tua mamma e il tuo papà e la nonna e gli occhi di nonno Agni… e il vento li ha trasportati nella gola profonda e non ritorneranno mai più.»
«Oh tesoro! Chi ti ha detto queste brutte cose?»
«I miei compagni, a scuola, hanno detto che è inutile che diamo tanta importanza al vento, se il vento è stato tanto cattivo con noi!»
«Ascolta la tua mamma Kairòs! La morte ci fa stare tanto male, sia quando riguarda le persone che abbiamo amato e conosciuto che anche quando riguarda quelle con non conosciamo. Ma l’uomo, e ogni essere vivente su questa terra, nasce e muore e, anche quando la morte ti prende mentre dormi, e quindi non senti il suo arrivo, è sempre dolorosa per le persone che rimangono. Gli esseri viventi sono sensibili e si affezionano e amano le persone care.
Sai tesoro, il vento è fatto dell’aria che respiriamo, esso ci dà la vita prima della morte. L’aria è uno dei quattro elementi di cui è formato il mondo. Ripetili con me: Terra, Fuoco, Aria, Acqua. L’aria è la sostanza più sottile, invisibile, non può essere afferrata o stretta nel pugno della mano. È la “casa” più grande a cui si possa pensare, molto, molto più grande della nostra, perché è presente in tutto l’universo, l’avvolge come questo scialle noi due. Noi siamo sulla terra e sopra di noi c’è il cielo, ma fra il cielo e la terra c’è l’aria. A volte ci dimentichiamo di quanto essa sia importante, perché siamo molto legati alla terra e guardiamo al cielo come una dimensione lontana, persino impossibile da raggiungere. Ma l’aria, che sia brezza leggera, tempesta, uragano, ponente o levante, libeccio, tramontana… ogni vento, piccolo mio, porta vita, trasporta i semi perché gli alberi possano fiorire e dare frutti, porta pioggia perché le piante e noi stessi possiamo dissetarci. Persino l’acqua non esisterebbe senza l’aria e neppure il fuoco, tanto utile per scaldarci, altrimenti moriremmo di freddo e mangeremmo le pietanze sempre crude, e staremmo sempre al buio, senza luce. Ascolta il soffio dell’aria sulla pelle. Cosa avverti? Dimmi cosa senti, chiudi gli occhi e pensa all’aria che respiri, cosa senti piccolo Kairòs?»
«Sento l’odore del mare ‒ e poi ‒  il rumore delle onde ‒ e poi ‒ il rumore delle macchine lontane ‒ e poi ‒ l’odore della pioggia ‒ e poi ‒ i sette profumi d’oriente sulla tua pelle.»
«Li senti tutti e sette
«Si, li sento!»
«E il mio respiro lo senti? ‒ sì, lo sento ‒ Perché il tuo io lo sento; sento l’aria calda che esce dalla tua bocca e dalle tue narici. La nostra vita inizia con il primo respiro, la nostra vita finisce con l’ultimo respiro. Nel respiro è il mistero della vita, il nostro percorso su questa terra e pure la nostra dipartita.
E le voci dei pescatori le senti? ‒ sì, le sento ‒ E la mia voce? ‒ sì, la sento ‒ Pensa se tu non riuscissi a sentire la mia voce ed io la tua, quale sciagura sarebbe. Il vento è un messaggero, è come il postino, porta le notizie, quelle belle e quelle cattive. Nel vento le parole corrono, vengono trasportate. Quando le persone che parlano sono vicine, noi sentiamo le loro voci forti e chiare; ma quando le persone si allontanano nello spazio e nel tempo, le loro voci ci arrivano lievi, o non riusciamo più a sentirle, perché il nostro orecchio  non è abbastanza potente, ma esse ci sono e corrono, corrono nell’aria e quando incontrano un vento contrario tornano indietro. Alcune voci si perdono nel trambusto, altre si mischiano e non si capisce più niente, perché sono una sopra l’altra, e allora si trasformano. Ma le voci che non riusciamo a sentire, perché si perdono nel vento, ci arrivano lo stesso, entrano nei nostri pensieri e noi li conserviamo e cerchiamo di dargli contenuto rielaborandole, facendole nostre per poi comunicarle ad altre persone. Questo è un compito molto difficile. Nonno Agni, quando ero piccola come te, mi diceva che il suo papà era andato persino nel lontano Oriente per raccogliere i pensieri che si perdono nel vento. Egli li voleva ascoltare con la forza della mente e scrivere un libro che li contenesse in parole.»