Dirigenti dell'Associazione Lo Specchio di Alice

“Lo Specchio di Alice”
Movimento Letterario-Artistico Internazionale "UniDi
versità"
Sede Sociale: presso Presidente
Dott.ssa Giuseppina Rossitto
Via Bellinzona 34
40135 Bologna
Codice Fisc. 91173810374

e mail: giuseppina.rossitto@gmail.com
e mail: rossitto.direttorequaderni@gmail.com

Presidente: Dr.ssa Giuseppina Rossitto
Vice-Presidente: Dr. Wilko Mattia Artale
Segretario: Dott.ssa Mirna Magnani
Consigliere: Prof.Federico Palmonari
Consigliere: Prof. Angelo Fortuna

Lo Specchio di Alice

Movimento Letterario-Artistico Internazionale "UniDiversità" - APS

Associazione culturale di promozione sociale fondata nel 1998 a Bologna. Obiettivo dell’associazione è valorizzare le diversità di pensiero in momenti creativi unitari. Gli strumenti attraverso cui opera sono: I cenacoli di scrittura collettiva, narrativa e poetica, laboratori di idee che si concretizzano nella pubblicazione di romanzi collettivi; la Rivista bimestrale Quaderni-Incontri per Riflettere, che favorisce il confronto di scrittori, poeti, pittori, fotografi, musicisti e autori creativi di tutte le arti, che vogliono dare un contributo alla riflessione su temi di interesse individuale e sociale. Numerose sono le conferenze, i convegni e le presentazioni di libri di soci. La qualità di socio si acquista con il tesseramento e la partecipazione attiva alle iniziative di sperimentazione narrativa, poetica e pittorica. Le attività culturali sono gestite in regime no profit. La sede dei cenacoli è a Bologna.

Blog: http:// movimentoletterariounidiversita.blogspot.com

Per informazioni: Presidente: Dr.ssa Giuseppina Rossitto

- cell. 349 4969393 tel. 051 6447608 (ore serali)

e-mail: giuseppina.rossitto@gmail.com

RIVISTA QUADERNI ORGANO DELL'ASSOCIAZIONE

DIRETTORE EDITORIALE

DR.SSA GIUSEPPINA ROSSITTO

ROMANZI COLLETTIVI

CURATRICE

DR.SSA GIUSEPPINA ROSSITTO


venerdì 10 giugno 2011

ASSOCIAZIONISMO, DEMOCRAZIA

E SENTIMENTO DI VITA COMUNE


Ho terminato di impostare la rivista, tanti autori, tanti interventi, come sempre, per ogni tema che abbiamo affrontato in questi quattro anni.
Registro, nel tempo, gli stessi comportamenti negli autori: inizialmente smarrimento - il tema sembra insostenibile - poi una lunga assenza, pensi che ognuno stia meditando, in verità si è occupati in mille altre cose e il pensiero del tema da affrontare non sfiora che pochi; negli ultimi dieci giorni verso la scadenza, la scarica di interventi; qualcuno lo devi aspettare fino all’ultima ora, quasi sempre gli stessi!
Ma ora, riguardo le 52 pagine della rivista e provo soddisfazione: un’altra creatura è nata con la bellezza di 12 copertine. Ed eccoci qui! 44 autori. Tanti? Pochi? A cosa rapportare questa quantità? E la qualità? Quale il parametro di giudizio?
Quante cose mi chiedo questa notte, a chiusura dei lavori. Ma balenano nel mio pensiero anche domande inquietanti: perché questi appuntamenti, perché tanto lavoro, a che serve, a chi serve?
Tutto lascia intuire stanchezza, scoramento, come quando, durante una gara, hai, sì, finito la partita, e magari con un buon risultato, ma quanta fatica, quanto sudore, ti senti spossato. Qualche spettatore magari lo sorprendiamo a dire: “È pazza, ma chi glielo fa fare!”
Dicevo, stanchezza: della mente, che deve leggere, memorizzare, curare, impostare decine di testi, di immagini, entrare in ogni contenuto per vederne la bontà, la freschezza, che non vi sia nulla di banalmente scontato; poi lo sforzo per far rientrare alcuni nell’argomento, cercarne le ragioni. Al lavoro della mente si aggiunge quello del corpo: la perdita di sonno, la tendinite al braccio e alla mano, a furia di tenere il mouse costantemente fra le dita, gli occhi costretti alla luce notturna e al riverbero del video del computer. Ma non è finita, bisogna sollecitare gli autori ritardatari: scriveranno, non scriveranno? A distanza di pochi giorni dalla chiusura “nessun dorma”, diremmo, e invece c’è anche chi non risponde alle mail di sollecito. E allora quante pagine verranno? Richiamarli? E se ti giudicano pedante, insistente...!
Tutto questo dopo una giornata di lavoro, di fatiche accumulate per guadagnare il pane quotidiano. E intramezzando l’impegno “giocoso” con i tanti altri che richiede la conduzione della famiglia, della persona, del tempo libero e del legittimo riposo. Rinunciando ai fine settimana in libertà, a qualche cinema, incontro con amici. “Sono sotto scadenza!”, questo spesso mi sentono dire le amiche che mi chiamano ancora, nonostante i rifiuti. Cos’è dunque tutto questo, e perché farlo?
Si chiama volontariato, attività gratuita, no-profit, dice la normativa che regola questo fenomeno, svolta da soci e per i soci in spirito mutualistico. Sembra implicito lo scambio di attività, come un passaggio di palla di mano in mano, una banca di risorse.
Allora vediamolo da vicino questo fenomeno finalizzato a prodursi e riprodursi, a investire e reinvestire per gli scopi organizzativi: si chiama organizzazione senza scopo di lucro.
Per i giovani, di cui abbiamo una bella rappresentanza, useremo il termine inglese No Profit Organization (NPO); se vogliamo sentirci vicini ai nostri fratelli spagnoli, dobbiamo parlare di Organización sin ánimo de lucro (OSAL) (mi piace il riferimento all’ánimo); il corrispondente francese è Association à but non lucratif (BNL).
Pur avendo origini medievali l’espressione coniata e derivante dal termine latino lucrum, è solo in tempi a noi molto vicini che la nozione di no-profit ha preso piede, soprattutto nei paesi più sviluppati, assieme ad una maggiore coscienza per le attività di solidarietà.
Gli enti che arricchiscono il mondo del no-profit hanno natura giuridica differente, a seconda dell’ organizzazione e degli scopi specifici che vogliono perseguire. La legge italiana ha disciplinato cinque differenti tipi di organizzazioni private che operano, senza fini economici, con finalità solidaristiche e sono:
- le organizzazioni non governative (legge n. 49/87);
- le organizzazioni di volontariato (legge n. 266/91);
- le cooperative sociali (legge n. 381/919;
- le fondazioni ex bancarie (legge n. 461/98);
- le associazioni di promozione sociale (legge n. 383/2000).
Di tutte queste formule organizzative, mi soffermerò su due: le organizzazioni di volontariato; e le associazioni di promozione sociale.
Per organizzazione di volontariato s’intende ogni organismo liberamente istituito che si avvale dell’attività di volontariato, che si presume prestata in modo personale, spontanea e gratuita, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro, anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà.
In Italia le associazioni di volontariato censite nel 2005 sono 21.021, di cui oltre il 60% è nata dopo il 1999. Si sviluppano prevalentemente nel campo dell’emarginazione, dell’assistenza e delle condizioni di degrado degli individui.
Veniamo adesso alla formula che più ci compete: l’associazionismo di promozione sociale. Essa si caratterizza per il fatto che gli individui si associano per perseguire un fine comune non di natura commerciale. La valenza sociale è molto simile a quella delle organizzazioni di volontariato, con la differenza nella possibilità riconosciuta di poter remunerare, in via eccezionale, i propri soci e nella natura mutualistica dei servizi rivolti ad essi, anche se è indubbio che oggi le associazioni non si limitano solo alla soddisfazione degli interessi e dei bisogni degli associati, ma presentano un’apertura al sociale, operando promozioni della partecipazione e della solidarietà attiva.
Dati Istat, che devono essere valutati per difetto in quanto non recentissimi, dicono che in Italia le associazioni no-profit sono oltre 200.000. Il loro proliferare è sicuramente in stretta relazione con la crisi del sistema politico che, contenendo notevolmente la spesa pubblica nei settori dove più si esplica l’associazionismo, di fatto, favorisce l’incremento mutualistico, e con esso il proliferare dell’impiego remunerato di lavoratori (con formule spesso precarie), che supera il 3% della forza lavoro totale, senza considerare i più di 3.000.000 di volontari.
I settori nei quali maggiormente proliferano le associazioni no-profit sono: cultura, musica, letteratura, teatro e arte; sport e ricreazione; erogazione di servizi di assistenza, istruzione e sanità; tutela dell’ambiente; tutela della pace e dei diritti.
Ora che abbiamo delineato per sommi capi i profili differenziatori e caratterizzanti, entriamo dentro questo fenomeno e vediamo come si organizza la vita associativa, facendo anche riferimento alle specificità della nostra associazione: Lo Specchio di Alice, che gode sempre più attenzione da parte di nuovi e potenziali soci. È un modo se vogliamo per ripercorrere la storia della nostra associazione.
Ebbene, iniziamo con il dire che, perché possa parlarsi di forma associativa riconosciuta e non riconosciuta, dotata di autonomia organizzativa, gestionale e patrimoniale, occorre una forma giuridica, ovvero un atto scritto (atto costitutivo) e uno statuto nel quale devono, fra l’altro, essere indicati gli scopi, che si intendono in modo semplificativo e non esaustivo, escludendo dagli stessi il perseguimento di scopi lucrativi.
Le attività dell’associazione devono essere tese alla realizzazione di interessi a valenza collettiva, intesi come valori in cui si può identificare sia il singolo socio che l’intera collettività dei soci. Tale attività deve intendersi continuativa, questo carattere differenzia le associazioni dai comitati, che invece sono occasionali e finalizzati ad un obiettivo specifico, raggiunto il quale non hanno ragione di esistere più. Sempre sull’attività dobbiamo specificare che essa è svolta in modo prevalente in forma gratuita dagli associati, pur potendo, l’ associazione, avvalersi, anche ricorrendo ai propri soci, di personale retribuito (autonomo o dipendente) in casi di particolare necessità.
Dunque, dobbiamo partire dall’Atto Costitutivo che fu firmato nel lontano 22 settembre del 1998 alle ore 15,30, presso il Centro Sociale “Villa Torchi”, di Via Colombarola, dove si riunirono 39 persone stimolate e guidate dal Prof. Stefano Benassi, nominato primo presidente. Quei 39 soci, rileggendo gli atti e i documenti associativi, mi sono apparsi animati da grandi entusiasmi, fervore, tanto che la loro attività nel breve lasso di un anno portava a circa 400 soci che aderivano e seguivano i corsi presentati, di cui lo stesso Prof. Benassi, ma anche la Prof. Loretta Secchi, e il Prof. Cossarini, erano soci e principali artefici. Ma, sempre negli atti, si legge anche il loro rammarico, le inquietudini, le incomprensioni, la voglia di abbandonare, la voglia di cambiare, di sterzare, le difficoltà di accettare degli aut aut, poi le dimissioni, le rielezioni, e nuovamente sgomitate, collaborazioni, programmazioni. Di quei soci fondatori, molti si sono dispersi, per motivi di età soprattutto, qualcuno è passato a miglior vita, qualcuno, nel frattempo, essendo passati dodici anni, ha concentrato l’attenzione su altre cose, o semplicemente si è allontanato. Ma un buon nucleo rimane ancora, a volte ancorato al passato, a volte recettivo o entusiasta ai cambiamenti. Abbiamo registrato, come ogni formazione che si rispetti, qualche sgomitata, ma soprattutto un ricambio nel tempo, come è giusto che sia per le associazioni, che non sono proprietà di nessuno se non degli scopi che perseguono e delle energie umane che riescono a coagulare attorno all’idea fondante.
Lo Statuto approvato in sede di costituzione (1998) prevede la promozione di attività culturali, con il particolare obiettivo della integrazione sociale e della formazione ed educazione permanente di ogni cittadino.
Lo statuto dispone che le attività riguarderanno, in particolare, l’organizzazione di corsi, laboratori, seminari, convegni, dibattiti, e altri momenti di confronto culturali relativi alla scrittura creativa e argomentativi, nel campo della poesia, della narrativa, del teatro e del pensiero filosofico, agli studi storici e sociali, alla riflessione teorica e pragmatica che accompagna l’attività critica nell’ambito estetico delle arti in genere (arti visive, musica, danza) e alle forme di espressione corporea, che configurano una dimensione di approfondimento e di ricerca delle motivazioni esistenziali, individuali e/o sociali, volte al miglioramento della propria condizione mentale e fisica.
L’Associazione si impegna a promuovere specifiche ricerche di carattere teorico nel campo della letteratura, della critica e delle arti, del pensiero filosofico, degli studi storici e sociali. E in relazione alle suddette attività, potrà curare la redazione e l’edizione di volumi o di periodici di carattere scientifico o divulgativo.
Il valore democratico deve caratterizzare ogni forma sociale e ogni comportamento individuale e sociale.
È importante soffermarci su questo concetto: democrazia. E difatti esso è considerato dalla legge requisito indispensabile attorno al quale deve svilupparsi la formula associativa, tanto che non sono ammessi organi direttivi di tipo monocratico, gestioni accentratrici e poco trasparenti, peggio ancora ibride.
Un ordinamento democratico presuppone quindi la remissione alla base associativa delle decisioni di maggior rilievo per la vita dell’associazione: l’elezione degli amministratori, l’ approvazione dei rendiconti, le modifiche statutarie, lo scioglimento dell’associazione, la parità dei diritti e dei doveri dei soci, ecc. Tutto questo si traduce nel coinvolgimento dei soci alla vita comune, nell’ascolto delle assonanze e delle discordanze. Un coinvolgimento che vuol dire dunque presenza, condivisione, in altri termini capacità di saper assolvere la funzione di autogestione. Vuol dire conoscenza del comune interesse che è poi alla base della costituzione in associazione. E questa conoscenza si concreta in atti formali e in altri concreti, di vicinanza e di presenza.
Quando, e spesso, uso l’espressione “base attiva”, o “partecipazione attiva”, con riferimento a ogni attività che abbiamo messo in piedi in questo triennio di presidenza che volge al termine, voglio proprio dire che la democrazia associativa non deve trasformarsi in “consumo di servizi”, a volte ingordo, pensando di trasformarci in contenitori recettivi di nozioni e informazioni. Tale atteggiamento ci renderebbe molto simili ai telespettatori con la tv accesa tutto il giorno, tenuti saldi alla postazione dalla paura di perdere il mondo che passa veloce e ci lascia o che lasciamo inesorabilmente e trepidamente.
La partecipazione democratica vuol dire dunque dare il meglio di sé stessi, esprimere sentimenti concreti, di condivisione, di fratellanza, di solidarietà. Vuol dire muoversi con convinzione apportando un contributo fattivo per l’edificazione di questo augurato e ricercato mondo migliore, soprattutto di relazioni migliori. Forse questa è anche la strada per alleggerire le nostre tensioni e andare alla ricerca di una serenità che ci rende più soddisfatti la sera quando chiudiamo la nostra giornata e che ci fa svegliare con più voglia di vivere la mattina dopo.
E tuttavia, la base associativa, l’assemblea dei soci, ancor più se molto estesa, ha bisogno di esprimersi, nel concreto raggiungimento dei fini, attraverso organi di mediazione e di governo, che si raggiungono con un atto di delega, di fiducia, di rappresentanza.
Gli organi di governo e i rappresentanti legali delle associazioni si assumono perciò il peso e la responsabilità di tradurre in azioni le volontà espresse nelle sedi opportune dalla base sociale.
Se facile non è il compito delle assemblee, dove le assenze, le lontananze da quelli che sono ritenute erroneamente incombenze burocratiche e amministrative, sono il vero e costante problema che mortifica qualunque attività volontaria, non meno difficoltà si registrano nel tenere saldi e fermi in un tempo di medio periodo i gruppi direttivi volontari, ovvero che non ricevono compensi che stimolano alla presenza e all’attività.
Spesso perciò le associazioni crescono e si fortificano attorno alla leadership di presidenti con spiccato senso organizzativo, che tengono in piedi, con poche sostanze finanziarie e con altrettante poche risorse umane, progetti sociali di rilievo.
La nostra associazione, pur non essendo immune da questi difetti diffusi, vanta un forte nucleo di attivisti, appassionati di scrittura ad autori, patrimonio associativo. Il permanere nel tempo di questa forte componente attiva si deve senza dubbio alla scrittura, narrativa, poetica e saggistica, da ultimo anche alla pittura, e alle tante persone che si sono prodigate perché questa scrittura, da mero racconto di sé, diventasse strumento di coinvolgimento, di informazione e di comunicazione.
Questo noi sappiamo fare e per questo siamo nati, per ritrovarci attorno alla scrittura. E per ogni attività abbiamo adottato un motto coniato con l’unione di tre elementi fondanti della nostra azione: lasciare testimonianza e documento a chi viene dopo di noi.
È proprio perché abbiamo raccolto e conservato con cura ogni documento sulla vita associativa che possiamo ricostruirla in qualsiasi momento ed essere di supporto alle dirigenze che ci succederanno; è proprio perché abbiamo conservato le immagini delle nostre attività che possiamo fare un bilancio sulla condivisione delle stesse; ed è proprio perché abbiamo raccolto ogni scritto, ogni racconto, ogni poesia dei nostri soci, con i “Quaderni rossi di Alice”, con “Ali New-Informa”, con la Collana di narrativa “La mia voce da grande”, con la rivista “Quaderni”, con la nuova formula del Romanzo Collettivo, che possiamo constatare e riflettere su quanto siamo cresciuti insieme, quanto siamo stati costanti, quanto ci siamo evoluti, quanto siamo grandi!
Per tutto questo, oggi mi sento di dire con orgoglio patriottico che siamo “giovani e forti”, ma che non siamo ancora morti né moriremo, perché abbiamo intrapreso, con l’inizio del nuovo decennio, un nuovo percorso di condivisione della scrittura e siamo aperti a quanti vogliono condividere con noi questo cammino culturale di INCONTRI PER RIFLETTERE.

Voglio cogliere questa occasione di chiusura dell’anno sociale per ringraziare tutto il gruppo dirigente, sia quelli in carica che quelli decaduti, con il quale ho condiviso il mandato triennale, le scelte e le gioie dei risultati ottenuti: Gianni Balduzzi, Mirna Magnani, Daniela Bretoni, Gabriella Orlando, Maria Grazia Gagliardi, Caterina Guttadauro, Morena Scanabissi, Maria Luigia Di Stefano.
Un ringraziamento a tutti i soci che hanno seguito e condiviso le numerosissime iniziative e a quanti ci hanno seguito e sostenuto in quest’avventura poetica narrata su semplici fogli bianchi e più spesso a colori.


La Presidente

GIUSEPPINA ROSSITTO



Si chiude un anno di intenso lavoro associativo, ci meritiamo qualche mese di relax, l’estate arriva e il pensiero va alle vacanze e al riposo.
L’anno è iniziato a metà settembre 2010, con l’Assemblea Annuale, la cena conviviale al Circolo Ufficiali e la presentazione del nostro romanzo Gli Strani incontri nella casa rosso bolognese. Un momento gioioso, di comunione, per abituarci gradualmente all’impegno che sarebbe seguito.
A metà settembre i primi appuntamenti del nostro Gruppo di Autori. Ci eravamo lasciati con un possibile tema da affrontare, l’abbiamo messo a punto, abbiamo ideato un titolo per questo nuovo romanzo collettivo che stiamo ultimando, e che presenteremo ai soci alla riapertura dell’anno sociale: L’albero del silenzio e l’arbusto della parola. Abbiamo messo assieme 19 autori che hanno creato altrettanti personaggi. Non possiamo dirvi molto di questa opera narrativa, non vogliamo togliervi il gusto della sorpresa. Qualcosa però possiamo anticipare, un obiettivo reale, non certo ambizioso: vogliamo fare scuola su questo nuovo modo di fare romanzo, insieme, in forma “cooperativa”: una scrittura che si arricchisce della comunione, senza rischio di perdere identità, come qualcuno, accecato dall’esaltazione e narcisismo per l’IO, teme. Il nostro desiderio è di fare un importante convegno sul tema, magari di più giorni: speriamo di trovare qualcuno che creda in questo progetto e sia disposto a darci una mano per affrontare gli impegni organizzativi, in caso contrario, non ci siamo mai scoraggiati, non lo faremo in quella circostanza.
Quest’esperimento ci ha fatto coniare un altro termine che rimarrà nella storia della nostra associazione e che si aggiunge a quelli già coniati: Testimonianza e Documento; Incontri per Riflettere; e oggi Cenacoli.
Tutta la programmazione culturale di quest’anno è stata improntata su due concetti base: Prevenzione e Salute.
Attorno a questi argomenti abbiamo sviluppato un ciclo di otto Conferenze e coinvolto molti professionisti, che in via del tutto gratuita e solidale ci hanno offerto alcune ore preziose del loro lavoro e le loro competenze. Ci corre pertanto l’obbligo di ringraziare: il Dr. Roberto Fornasari; il Prof. Antonio Romano; il Dr. Domenico Motola; la Dr.ssa Mirna Magnani; il Dr. Antonio Grifa; il Prof. Federico Palmonari; il Prof. Vladimiro Zocca; la Prof.ssa Francesca Falchieri; il Dr. Paolo Alberto Pagani; il Prof. Roberto Gallassi.
Ringraziamo il pubblico presente, di soci e di cittadini, che è intervenuto cosciente dell’importanza delle patologie affrontate, molto diffuse nella terza età, e che senza riserve è intervenuto cercando risposte a disturbi e curiosità.
Un ringraziamento va anche al Quartiere Santo Stefano che ci ha sostenuto in quest’attività, e nell’intero programma di incontri presso la sala conferenze del Baraccano, facendo opera di divulgazione del programma con locandine e pieghevoli, esposti nei centri nevralgici di passaggio di pubblico, inviati via e mail e per posta ad un numero rilevante di famiglie.
Un riconoscimento va anche a Il Resto del Carlino per aver dato attenzione al nostro romanzo collettivo, con una recensione, e alle nostre iniziative, pubblicandole negli eventi del giorno. Lo stesso riconoscimento va a La Repubblica, che ci ha reso lo stesso servizio, riconoscendo già da tempo valore ai nostri Incontri per Riflettere.
Il percorso delle conferenze è stato intramezzato e completato dagli Incontri per Riflettere con la Rivista Quaderni, che ha visto cinque numeri, con cadenza bimestrale, volti alla riflessione narrativa, poetica, pittorica e musicale attorno a temi legati ad aspetti ampiamente rientrabili nel tema individuato. Anche per questo percorso, ormai al quarto anno di vita, riscontriamo un grande coinvolgimento di autori, mediamente 45 a numero, circa 300 gli elaborati pervenuti e pubblicati, nessuno scritto e nessuno autore è stato mai escluso dal percorso, ma aiutato ove necessitava, altre volte incoraggiato, spronato quando è occorso, pregato e aspettato quando si è ritenuto importante l’intervento. Tutto in no-profit.
Attorno alla rivista si muove un numero di intellettuali sempre maggiore, di scrittori e poeti, che si unisce e amalgama ad appassionati della scrittura e a soci che vengono spronati ad esprimere semplici pensieri, idee ed esperienze, attraverso la narrazione, la parola poetica e l’espressione pittorica. Sempre ricercate le collaborazioni e gli interventi esterni, convinti come siano della forza del confronto e dello scambio fra individui che cercano altri individui, pensieri che cercano altri pensieri, socialità che cercano altre socialità.
La ricerca di un’estetica collettiva è l’obiettivo a cui abbiamo puntato e che con soddisfazione ne stiamo riscontrando gli effetti e i risultati.
Una “fucina di idee”, una “fabbrica” di scrittura, Lo Specchio di Alice. Solo quest’anno abbiamo coinvolto un centinaio di persone, prodotto ±400 scritti, una diecina di relazioni scientifiche.
Nulla si perde di questi interventi, tutto viene gelosamente conservato e custodito, convinti come siamo che è un’esperienza singolare quella che stiamo facendo, che solo chi non ascolta, non vede e non sente non può riconoscere.
Un ringraziamento pertanto a tutti gli autori che hanno contribuito a questo scambio di idee, che sta diventando un’esperienza sempre più rara nella “società degli spettatori” tanto di moda. Ci dispiace che alcuni non se la siano sentita di percorrere questa strada, che hanno puntato ad atteggiamenti di superbia o di indifferenza. Non possiamo certo impedire che scelgano altre strade, il mondo è grande e stare assieme vuol dire rispetto per le diversità, ma non per le arroganze.
Salutiamo invece con entusiasmo l’arrivo di diversi giovani universitari nella nostra base sociale: verso di loro e i loro apprezzati interventi nutriamo grande fiducia per il rinnovamento.
L’appuntamento è alla prossima Assemblea annuale dove verranno messi a punto formule organizzative e programmatiche per i prossimi anni e il rinnovo del gruppo dirigente.


La Presidente
Giuseppina Rossitto