Giuseppina Rossitto, A giorni alterni, voli di donne
illustrazioni al poema
Collezione poetico-artistica "Formare l'Uomo Nuovo"
un modello per eliminare l'atrocità del femminicidio
Ho dedicato – e spero di poterlo fare ancora – il mio impegno letterario e poetico a tematiche legate al femminile; ne sono testimonianza i personaggi che ho ideato: Margherita, Paloma Bianca, Perla e Alice, Talia, Fiumara, Lilith (vedi pag. 48). Ad essi ho dato in prestito il mio pensare, perché divenisse strumento di crescita culturale e sociale: questa è la motivazione che più mi spinge.
Nel presente poema non vi troverete un nuovo personaggio femminile, dal ricercato nome simbolico, né me, la mia vita, le mie confessioni interiori; vi troverete tante donne, una schiera di donne: bimbe, ragazze, giovani, compagne, mogli, madri, nonne, semplicemente persone di genere femminile. Quel che accomuna questo vasto universo è la loro condizione di vittime di femminicidio, un atroce delitto di genere.
Abbiamo in memoria la cronaca: essa parla di cifre crescenti senza soluzione di continuità. Il dato statistico è divenuto titolo del poema: A giorni alterni voli di donne.
Quando ho manifestato ad amici l’intenzione di dedicare la nuova raccolta poetica a questa grave tematica sociale, un suggerimento mi veniva dato spontaneamente e allo stesso tempo emergeva una domanda. Il suggerimento era di non angosciarmi e di non trasmettere angoscia, consapevoli che sarebbe stata un’impresa dura scriverne. La domanda, come lettori, era se sarebbero stati capaci di superare il punto di sconforto morale e letterario che può prendere a una simile lettura.
Questi suggerimenti li ho tenuti in mente, direi che sono stati come l’ago della bussola, per mantenere la rotta senza sbattere né io né gli altri sugli scogli, o come la livella, con cui calcolare l’equilibrio nell’edificare i pilastri portanti di quello che, da poesie che voleva essere, è diventato, per la sua continuità, un poema: la leggerezza di una “favola” a lieto fine, attraverso cui prende il volo un’etica per l’Uomo Nuovo, di oggi e del futuro. E su questo tema rimando a quanto dissi, nel tempo ormai lontano, fondando la rivista Quaderni: compito del poeta è formare l’Uomo Nuovo. Aggiungo ora, che la poesia non basta, anche l’immagine artistica ha un ruolo importante, e non può escludersi nessun altro ambito del pensiero, scientifico, giuridico, etc. Mi fermo però ai primi due.
Fin qui, vi ho fatto partecipi delle motivazioni e delle sensibilità nell’affrontare un argomento stranamente relegato al quasi esclusivo interesse di autori donne, ma è mio intento introdurvi anche alla costruzione poetica, conscia che vi sarà di aiuto nel penetrare i versi.
Iniziamo dalla struttura. Fra endecasillabi e quartine, vi troverete di fronte a caratteri di scrittura differenti. Essi hanno il compito di trasportarvi del discorso diretto del Sarto, che troverete fra “ “ e carattere normale; in quello della donna, che troverete in corsivo; in già mie poesie o prose, tradotte in versi, che troverete dentro – –e in corsivo, a significare che il pensiero si forma nel tempo e non solo all’occasione; dentro “ “ e corsivo troverete i messaggi della coscienza e della ragione, associati a personaggi (es. il ragioniere; le donne in coro).
Passando alla costruzione mentale, tradotta poi in versi, ho immaginato una città rinchiusa dentro una gabbia di ferro. – Come ama l’uomo difendere con muri di recinzione, fili spinati, confini quel che ritiene gli appartenga per diritto, persino divino! – Dentro questa città si respira un’aria pallida, priva della gioia della luce del sole, offuscata da massicce e alte torri, che tutt’intorno estendono la loro ombra scura.
Simboli fallici, le Torri sono, passati e odierni, luoghi di clausura di donne, costrette a indossare, sopra vesti di colore viola, (anche questo colore è un simbolo. Si ottiene dal rosso che simboleggia forza ed energia e dal blu che rappresenta la malinconia. Colore associato alla penitenza, al dolore, al tormento e alla tristezza) lunghi e larghi vestiti di fili di ferro, che ne impediscono i movimenti e il parlare ravvicinato, intessuti da un abile sarto, figura metaforica, che rappresenta la visione maschilista imperante, custode di modelli (codificati) e garanzia di fattura continua e manutenzione presente e futura.
È pur vero che ogni modello, e ogni imposizione a farlo proprio, nel tempo, si modifica e muore, ma ci chiediamo – purtroppo ancora un’esigua minoranza di persone nel mondo – quanto tempo occorrerà perché questi modelli vengano sostituiti da altri più agevoli e adeguati alla natura umana. Nel poema il Sarto entra in crisi rispetto al suo lavoro, svolto da generazioni, muore persino, lasciando al figlio la nuova gestione dell’azienda. La sostituzione del vecchio con il nuovo apporterà qualche cambiamento? Sono sicura che avverrà.
Come sempre, fra poesia, arte, letteratura e realtà c’è però la vita di mezzo, con i suoi limiti. Ma è da lì che dobbiamo iniziare: da una cultura nuova e più giusta.
Giuseppina Rossitto











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